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Dal 27 al 29 marzo si è svolto a Brescia, presso il Centro Paolo VI, un incontro internazionale promosso dalla Tavola valdese in collaborazione con il Programma “Essere chiesa insieme” della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI)e la “Tavola rotonda” che raccoglie chiese e agenzie ecumeniche tedesche e svizzere che sostengono la testimonianza delle chiese valdesi e metodiste in Italia.

Il tema al centro della riflessione e della discussione è stata la dimensione multietnica e interculturale che stanno assumendo molte chiese evangeliche in Italia. “Il motivo dell’interesse dei nostri partner tedeschi e svizzeri – spiega il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini – sta nel fatto che da oltre vent’anni valdesi e metodisti, così come altri evangelici italiani, hanno decisamente scelto la strategia dell’integrazione multietnica e interculturale. Diversamente da altre chiese europee, abbiamo insomma cercato di evitare che gli immigrati da altri continenti avessero come unico sbocco ‘naturale’ le cosiddette ‘chiese etniche’ ma, sulla base di considerazione bibliche e teologiche, abbiamo voluto impegnarci in un processo di incontro, dialogo e integrazione che sta cambiando molte delle nostre comunità. E’ quello che convenzionalmente chiamiamo ‘Essere chiesa insieme’”.

Per rendere il senso del percorso fatto e delle sfide che stanno ancora di fronte a comunità che hanno accolto un significativo numero di immigrati, i partecipanti hanno visitato la Chiesa valdese di Bergamo, quella avventista e quella valdese di Brescia, quella metodista di Milano. “In un certo senso, è stato un convegno itinerante – spiega ancora Bernardini – utile a visitare comunità che restano cantieri aperti, con un progetto di massima che però si sviluppa in progress, apportando modifiche in corso d’opera. La ricchezza e la varietà delle esperienze che registriamo anche all’interno delle nostre chiese ci dimostra infatti che non esistono modelli e schemi rigidi ma solo una vocazione all’unità in Cristo che ci spinge a superare barriere linguistiche e culturali”.

All’incontro hanno partecipato anche diversi “attori” del processo di “Essere chiesa insieme”, pastori e laici impegnati in programmi interculturali. Particolare interesse ha suscitato il Laboratorio Interculturale di Formazione e Accoglienza (LINFA) coordinato a livello FCEI. “Una chiesa interculturale ha bisogno di strumenti nuovi sul piano della teologia, dell’organizzazione interna, della gestione delle dinamiche tra le diverse generazioni – spiega Paolo Naso, coordinatore del progetto – e LINFA, così come altre iniziative della FCEI, vuole contribuire a predisporre una cassetta degli attrezzi utile ad accompagnare un processo che sta modificando il profilo dell’evangelismo così come l’immigrazione sta cambiando la scena culturale e sociale del nostro Paese”.

2 aprile 2014