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di Eugenio Bernardini

«Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore.» (Giovanni 15,9)

"Al tempo in cui viviamo, non è inevitabile chiamarsi cristiani.(...) È permesso pensare e vivere da pagani senza arrossirne, e non solo non vi è nessuna Inquisizione per mandarvi al rogo – e questo è bene, naturalmente – ma non vi è più nemmeno un’opinione pubblica unanime, per farvi sentire il peso della sua riprovazione. Oggi si può essere cristiani come non esserlo. Meglio così. Coloro che sono cristiani, lo saranno perché conoscono il valore della fede cristiana. Saranno veri cristiani. Non c’è nessun vantaggio, nel nostro tempo, a essere cristiani di apparenza: o veri cristiani, o francamente pagani! Il vantaggio è tutto della sincerità."

Sembrano parole scritte oggi, invece sono state scritte nel 1941 da Giovanni Miegge, pastore e teologo valdese (1900-1961), come istruzione per le confermazioni (Sii fedele. Pensieri per la confermazione, Torre Pellice 1941) che, nelle Valli Valdesi, avvengono la Domenica delle Palme o il Venerdì Santo.

Parole di grande attualità e chiarezza teologica e pastorale che, in questo tempo di Pasqua, ci ricordano “il valore della fede cristiana” che si basa su una scelta di amore senza compromessi, senza distinzioni o condizioni, senza “se” e senza “ma”: quella di Dio per Gesù e quella di Gesù per noi. Un amore così sovrabbondante da apparire esagerato e quindi scandaloso. Chi legge (o rilegge) i Vangeli rimane colpito dalla tensione costante che creano l’insegnamento e l’azione conseguente di Gesù tra i suoi interlocutori, una tensione causata dalla consapevolezza che accettare Gesù e il suo insegnamento significa “dimorare” nel suo amore, restarvi radicati, caratterizzati, trasformati. I Vangeli ci raccontano che, di fronte a questa scelta, c’è chi disse no e chi disse sì. 

Ieri, come oggi, non è inevitabile chiamarsi cristiani. Si può vivere anche da pagani, senza arrossirne, come scriveva Miegge. Ma non è lo stesso, non è indifferente. Perché la fede ha un valore, un valore che trasforma, come quello capace di trasformare persino il Venerdì di Passione (del peccato, dell’ingiustizia, della morte) nella Domenica di Risurrezione (della grazia, dell’amore, della vita). Ecco perché, ieri come oggi, si è cristiani solo se si conosce il valore della fede cristiana.

23 marzo 2016