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di Alberto Corsani

il pastore Franco Giampiccoli

Un momento di emozionato silenzio ha fatto seguito all’«Aria» delle Variazioni Goldberg di J. S. Bach, eseguita al violino con affettuosa partecipazione dal marito di una delle figlie, nel corso del funerale di Franco Giampiccoli, l’11 luglio al tempio valdese di Torre Pellice. Un momento «laico», per tutti, valdesi e non valdesi, credenti e non credenti; non di smarrimento, ma di commozione e umana, terrena meditazione, a cui ha fatto seguito la preghiera che avrebbe portato a concludere il culto. Un culto, più che un funerale, perché tale era stata la volontà del pastore Giampiccoli, che da tempo aveva discusso i testi su cui avrebbe dovuto vertere la predicazione.

E la predicazione, lungo tutto il ministero di Giampiccoli, ha assunto varie modalità, dalla cura delle comunità locali all’attività editoriale e pubblicistica, dalla direzione del centro di Agape alla moderatura. Una pratica pastorale che si valeva anche della sua grande capacità di ascolto e di disponibilità a incontrare l’altro, credente o meno, nella consapevolezza che tutto ciò che facciamo (lo hanno ricordato il pastore Klaus Langeneck e i successivi interventi) lo facciamo perché apparteniamo al Signore (Rom. 14, 7-9). Inoltre «quando finisce ciò che noi abbiamo messo nella nostra vita – ha detto Langeneck – non finisce ciò che vi ha messo Dio».

Grande è stata l’attenzione di Franco Giampiccoli per la parola scritta e l’informazione. Più di una volta disse: «Nel mio servizio per la Chiesa ho fatto tante cose, ma il lavoro di direzione all’Eco delle valli valdesi – La luce mi ha coinvolto come pochi altri incarichi: fornire alle nostre chiese, tutte le settimane, delle notizie e delle riflessioni per dieci anni…». E negli anni della sua moderatura maturò nelle chiese battiste, metodiste e valdesi la convinzione di doversi dotare di un settimanale comune, la cui creazione sarà decisa dalla prima Assemblea battista/Sinodo valdese (Roma 1990); questo strumento sarà Riforma a partire dal gennaio 1993.

L’altra grande passione, come ha sottolineato il moderatore Eugenio Bernardini, fu quella per il diritto. «Giampiccoli – ha detto – cercò sempre una comprensione teologica, o meglio ecclesiologica, del diritto ecclesiastico», convinto che le chiese che avessero perso la sensibilità nei confronti del diritto ecclesiastico e dei propri ordinamenti sarebbero state meno libere. Anche per questo fu in grado di ben dialogare con i più vari ambienti cittadini; e anche per questo perseguì con tenace e sacrosanta ostinazione (insieme alla Tavola valdese di cui era moderatore, nei primi anni ’90) una serie poderosa di azioni legali per reagire alle reiterate vessazioni in materia di istruzione religiosa nelle scuole pubbliche. Quanto al fronte interno, una scelta che poteva essere «di rottura istituzionale» fu quella del piano per i trasferimenti pastorali: avendo ben presente non solo la lettera, ma lo spirito delle Discipline valdesi, la Tavola chiese a un certo numero di chiese locali di rinunciare alla propria autonomia, consentendo al complesso progetto di sistemazione del campo di lavoro predisposto dalla Tavola stessa. Tale impostazione fece discutere ma poi venne capita e attuata con successo.

Quello della predicazione fu per Giampiccoli un bisogno interiore. Per questo, dopo la moderatura, da uomo del Nord andò a servire la chiesa di Palermo via Spezio, come già aveva fatto il suo predecessore Giorgio Bouchard a Napoli via dei Cimbri. Allora non sorprenderà rileggere, nel discorso successivo all’elezione a moderatore, queste parole: «... invitatemi nelle vostre chiese, nelle vostre città, non a tenere conferenze perché ci sono tanti che lo possono fare meglio di me, ma per predicare nelle vostre chiese e nelle vostre città, per conoscere la vita delle chiese ed i loro problemi in modo diretto, per parlare con i vostri pastori». Un afflato mai sopito, nemmeno quando la malattia lo provò nel fisico: fino a poche settimane fa, al culto, cantava con convinzione tutte le strofe di ogni inno: con fatica, ma nella consapevolezza della fede. E anche questo atteggiamento di fiducia incrollabile nel suo Signore ha preso, di domenica in domenica, il carattere di una predicazione.

Tratto dal settimanale Riforma del 17 luglio 2015