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il pastore Eugenio Bernardini

La domanda più frequente che ho ricevuto dai giornalisti nei miei primi giorni da moderatore è stata: "quale sarà il suo programma?". Domanda comprensibile per chi non sa, o ha dimenticato, che la tradizione protestante prevede che tutti i ministeri "di governo" siano collegiali e che debbano "eseguire" le decisioni e le linee guida definite dalle assemblee che li hanno eletti. Quindi, il "programma" per un moderatore, che non è un patriarca, è quello definito dal Sinodo.

Naturalmente, ognuno interpreta questo ruolo con le proprie caratteristiche, la propria personalità, il proprio modo di vivere l'amore per la propria chiesa e per la Chiesa universale. E ognuno interpreta questo ruolo anche in base alla visione che ha delle urgenze dei tempi.

Per me è essenziale che le chiese, tutte, ritrovino il senso della loro missione in Italia, e in Europa, in un contesto radicalmente cambiato: decisamente multiculturale e multireligioso, da una parte, ma anche segnato da una varietà di secolarizzazioni, per cui nulla va dato per scontato sia nei contenuti sia nelle modalità di comunicazione.

Non solo, proprio in questo contesto le chiese devono essere le prime a praticare ciò che propongono: accoglienza, tolleranza, parità di diritti e di doveri tra uomini e donne (anche per quanto riguarda il ministero ecclesiastico), sostegno ai più deboli e disprezzati. Ricordando che queste proposte hanno una radice profonda nell’Evangelo, che è parola di speranza, vita e salvezza per tutti.

Eugenio Bernardini

20 settembre 2012