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di Erica Sfredda

"Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del suo nome”

I nostri peccati sono perdonati: una affermazione che nella nostra epoca ha perso gran parte della sua forza, perché il termine stesso peccato è quasi uscito dal nostro vocabolario. L’uomo e la donna, anche quelli che frequentano regolarmente una chiesa, tendono sempre più spesso a non sentire il bisogno del perdono di nessuno, nemmeno di quello di Dio; tranne che nel momento della confessione di peccato che, coerentemente con il diffuso sentire, tende ad essere vissuto come un atto formale e ripetitivo, al quale si potrebbe rinunciare. La difficoltà non è nuova, se già ottanta anni fa Bonhoeffer affermava che “se il peccato ha potuto essere vinto solo mediante la morte in croce di Cristo, esso dev'essere una faccenda molto seria”. Ma se il peccato è “una faccenda molto seria”, il problema sta proprio nella nostra indifferenza, siamo diventati così tiepidi e autocentrati da non renderci conto che il nostro peccato è la nostra indifferenza, la scarsità della nostra fede, la freddezza nei confronti del Signore, per il quale non siamo più disposti ad affrontare una vita diversa da quella comoda nicchia che ci siamo costruiti. Ecco perché è importante affermare anche oggi, in questo stesso momento, che il Signore ci accoglie e ci ama nonostante tutto e nel nome di Gesù ci perdona. Non perché siamo meritevoli di perdono, ma perché ci ama e in virtù di questo amore immeritato ci permette di restare saldamente ancorati a Lui oggi e per sempre.