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di Eugenio Bernardini

«Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore» (Giovanni 20,18).

Pasqua è la prima e più importante festa cristiana, il suo racconto è all’origine del primo annuncio apostolico e della formazione dei quattro Vangeli, e anche origine del passaggio dal sabato (ebraico) alla domenica (cristiana) come “giorno del Signore”. Ma questa festa è stata progressivamente messa in secondo piano da quella di Natale, nata molto tempo dopo. In tempi di (post)secolarizzazione e multiculturalismo, il Natale resiste in cime alla classifica delle feste più amate, sebbene a costo della perdita dei suoi elementi più genuinamente evangelici, mentre la Pasqua torna a essere sempre di più una festa per i soli cristiani confessanti. 

D’altra parte, l’evento della risurrezione richiede un certo tempo di preparazione e di accettazione. Il Vangelo di Giovanni (20,1-9), per esempio, ci descrive un percorso di fede non immediato perfino per coloro che erano stati vicini a Gesù per molto tempo: Maria Maddalena scopre la tomba vuota e corre subito da Simon Pietro e dal “discepolo che Gesù amava” per denunciare il furto della salma; i due discepoli corrono al sepolcro e costatano che in effetti il corpo di Gesù non c’è più, il discepolo amato “vide, e credette” (v. 8). Ma che cosa credette? E Pietro? Il Vangelo annota che “non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti” (v. 9). E così, incerti, “se ne tornarono a casa” (v. 10).

Maria invece resta al sepolcro e chiede a due persone (due angeli) dove sia finito il corpo di Gesù. Poi lo chiede nuovamente a un’altra persona che è dietro di lei, Gesù, “ma non sapeva che era Gesù” (v. 14). Fino a quando questi la chiama per nome: “Maria”. Ora Maria comprende e corre ad annunciare, per prima, la risurrezione di Gesù (v. 18). Il Vangelo mette in primo piano questa donna che, pur affranta dal dolore, non attende gli eventi, come fanno gli apostoli, ma quasi li forza con la sua domanda: “dov’è, dov’è il suo corpo, ditemelo”: come le madri e le nonne di Plaza de Majo, come le donne che nel mondo chiedono i corpi dei loro cari assassinati anche di fronte ai loro assassini. L’annuncio di Pasqua, per essere creduto richiede tenacia nella ricerca, coinvolgimento personale, disponibilità a farsi raggiungere da una chiamata (“Maria”, nel testo di Giovanni). Forse per questo Pasqua sta diventando sempre più una festa per cristiani professanti (ma non arroganti), estranea a quello spirito del tempo presente che non riesce o non può coglierne la portata dirompente di vita e di speranza.