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di William Jourdan

Si è svolta a Jacqueville, in Costa d’Avorio, dal 15 al 22 ottobre, l’Assemblea generale della Comunità di chiese in missione (CEVAA). Provenienti dai quattro continenti che ospitano le chiese membro della CEVAA, i delegati si sono incontrati in quella che è considerata la “Costa Azzura” del Paese africano: a poca distanza dall’Oceano, in un ambiente gioioso e di condivisione dove è bello ritrovare sorelle e fratelli che non si vedono spesso. Si è trattato infatti della prima Assemblea generale svoltasi di nuovo in presenza dopo cinque anni: l’incontro previsto per il 2020 venne annullato a causa della pandemia e sostituito con un’assemblea tenuta in videoconferenza nel 2021. In quell’occasione, oltre all’elezione del nuovo presidente della Comunità, il pastore Michel Lobo (vecchio amico delle nostre chiese dal tempo del suo servizio pastorale a Roma presso la Comunità francofona), venne accolta anche la nuova segretaria generale, la pastora Claudia Schulz. Per entrambi, quindi, un momento di valutazione del primo tratto del loro incarico, assunto in un momento in cui molti aspetti della vita delle chiese subivano dei cambiamenti inattesi. Ma come stanno le chiese della CEVAA, come procede il lavoro della Comunità?

Le impressioni sono a tratti contrastanti: da un lato, una serie di difficoltà oggettive, affrontate nel corso del dibattito; dall’altro, segnali incoraggianti, che indicano la volontà di riprendere iniziative che, anche a motivo del periodo pandemico, erano state accantonate. A livello generale, l’Assemblea di quest’anno ha visto un notevole rinnovamento delle presenze: la maggioranza delle delegate e dei delegati erano alla loro prima esperienza.

L’apertura dell’Assemblea si è svolta nella Chiesa metodista di Jacqueville, una delle comunità locali della Chiesa metodista unita della Costa d’Avorio, che ha organizzato l’ospitalità e le attività che hanno accompagnato questa assise. Il locale di culto di Jacqueville è semplice nella struttura e ancora – letteralmente – in costruzione: le pareti sono spoglie, i pavimenti ancora da rifinire e così molti altri aspetti dello spazio. Questo non impedisce, tuttavia, la celebrazione dei culti con vivacità e una partecipazione di persone davvero notevole. Il coro della chiesa ha guidato una cerimonia sobria e, al tempo stesso, gioiosa, dove si percepisce il radicamento in una tradizione confessionale che non impedisce, tuttavia, l’accoglienza piena di sorelle e fratelli di altre denominazioni. La presenza di molti rappresentanti della società civile ci ricorda un radicamento profondo della chiesa metodista nella società ivoriana: proprio nel giorno in cui si apriva l’Assemblea, il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio conferiva l’incarico di capo del governo a Robert Mambé, ben noto nel Paese per il suo impegno quale funzionario pubblico e poi quale uomo politico negli ultimi anni, ma anche – per dire qualcosa che può stupire un osservatore italiano – predicatore locale della Chiesa metodista della Costa d’Avorio. La domenica nella quale si concludeva l’Assemblea, la delegazione della CEVAA ha preso parte al culto in una delle principali comunità metodiste della città di Abidjan, proprio quella di cui è membro il nuovo primo ministro, il quale, insieme a famigliari e altri membri del governo, era presente al culto. È stato ovviamente accolto con particolare calore e attenzione, ma la cosa che colpiva maggiormente era percepire che quella chiesa è la sua comunità di fede, che frequenta in maniera assidua e con consapevolezza di fede.

Il tema conduttore dell’Assemblea – Abitare la creazione in un modo differente – è tornato più volte al centro del dibattito: tanto nei gruppi di studio biblico che, ogni mattina, aprivano la giornata invitando ad una riflessione su differenti aspetti del rapporto tra essere umano e creazione, quanto nella plenaria che in due giornate diverse ha ricevuti i contributi di teologi e di esperti di scienze sociali, con alcune testimonianze da parte dei delegati. Interessante in particolare la prospettiva portata da alcuni delegati delle regioni dell’Africa, che esprimono una chiara coscienza – assunta anche dalle chiese – dell’urgenza del tema ambientale, ma che denunciano, con altrettanta chiarezza, che molti sforzi delle comunità di fede rischiano di essere vanificati dalle carenze di politiche adeguate. Un banale esempio: una chiesa locale può anche impegnarsi a realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti, ma se i rifiuti vengono poi buttati da chi li raccoglie in uno stesso cassone, si rende inutile ogni sforzo. La scelta di utilizzare questo tema quale base per una nuova azione comune che coinvolga tutte le chiese della Comunità è stata ampiamente sostenuta e accompagnerà il lavoro della CEVAA nei prossimi anni: tra le azioni concrete proposte, l’idea di dedicare un tempo alla creazione, con materiali inviati dalla Comunità, e l’approfondimento di possibili criteri per la realizzazione di una sorta di “etichetta” verde per le chiese membro. Beninteso, non sono delle novità per le nostre chiese, ma rappresentano un’opportunità per un’ulteriore esplorazione del tema.

Vivace la discussione intorno al tema dello scambio di persone. La proposta portata all’Assemblea è stata di ristrutturare gli scambi limitando la durata dei periodi di permanenza all’estero degli inviati della CEVAA ad un massimo di dodici mesi. Questa proposta, partendo da una valutazione dello sviluppo degli scambi negli ultimi venticinque anni, cercava di considerare le esigenze attuali e la carenza di disponibilità di persone interessate a investire periodi più lunghi all’estero. Da parte di alcuni delegati è emersa una visione diversa: Nicolas Monnier, direttore di DM, il dipartimento missionario delle Chiese svizzere francofone, ha espresso perplessità sul progetto, ritenendo che lo scambio di lunga durata (sull’asse Sud-Nord del mondo) consenta alle chiese europee, in particolare, di valorizzare i doni specifici che le chiese più giovani possono portare nel Vecchio Continente. Per quanto la prospettiva possa essere, almeno in parte condivisibile, bisogna forse riflettere sui rischi di una tale impostazione: forme di “esternalizzazione” della dimensione missionaria o evangelistica non giovano necessariamente alle chiese europee, il servizio nelle quali deve essere accompagnato da una consapevolezza specifica della situazione in cui sono chiamate a portare la loro testimonianza. Anche in questo ambito si gioca la contestualità di una riflessione teologica. Lo scambio – anche di corta durata – può sicuramente portare uno sguardo differente su determinati modi di concepire e strutturare la testimonianza e anche il vissuto della fede, ma non dovrebbe sostituirsi allo sforzo della chiesa locale di trovare risposte adeguate alle sfide che le sono poste. L’orientamento conclusivo è stato quello di dare mandato al Consiglio esecutivo di realizzare un approfondimento ulteriore in vista della prossima Assemblea.

Una nuova chiesa è entrata a far parte, in qualità di chiesa associata, della Comunità: si tratta della Chiesa evangelica luterana del Gambia, una piccola realtà ecclesiastica, che si sta impegnando in una migliore strutturazione della propria organizzazione soprattutto prestando attenzione alla formazione dei suoi ministri. Oltre a questo, sono stati assunti alcuni importanti cambiamenti statutari: l’Assemblea ha votato una modifica – che entrerà tuttavia in vigore solo dopo il 2025 – relativamente alla cadenza dell’assise. Finora l’Assemblea si è incontrata ogni due anni, a partire dal 2025 si incontrerà ogni quattro anni in presenza e, nei tre anni tra l’una e l’altra assemblea in presenza, una volta l’anno in videoconferenza. La decisione è legata, in maniera sostanziale, alle gravi difficoltà economiche che la Comunità affronta: una diminuzione dell’impegno contributivo di alcune chiese e la difficoltà da parte di altre a mantenere l’impegno assunto ha generato una graduale diminuzione delle risorse. L’appello alle chiese per un impegno straordinario e una intensificazione del dialogo con le singole chiese per comprendere se vi siano margini per un miglioramento della raccolta di fondi sarà parte integrante del lavoro del segretariato generale nei prossimi anni. Una parziale riorganizzazione del segretariato, già in atto, ha cercato di rispondere anche a questa problematica destinando una parte del lavoro del nuovo segretario per il polo “Progetti” proprio alla raccolta di fondi.

La prossima Assemblea sarà molto più prossima alle nostre chiese: si terrà, infatti, in Italia dal 6 al 13 ottobre 2025.

Credit foto: Cécile Richter