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di Roberto Davide Papini

Parla il pastore battista Luca Negro, nominato presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.
pastore Luca Maria Negro (foto Romeo/Riforma)

“Il mio primo obiettivo? Convincere le chiese che l’ecumenismo non è un optional, chiedere più impegno ai vari esecutivi”. Parola di Luca Negro che, per l’appunto, è stato eletto presidente di un organismo ecumenico come la FCEI, la Federazione Chiese evangeliche in Italia nell’assemblea che si è tenuta a Pomezia dal 4 all’8 dicembre.
Negro (62 anni, pastore battista) ha una grande esperienza negli organismi nazionali e internazionali delle Chiese protestanti e della realtà ecumenica e conosce molto bene la FCEI per esserne stato segretario esecutivo dal 1992 al 2001.

Presidente, è la persona giusta per spiegare (a maggior ragione alla luce del nuovo incarico) a cosa serve la FCEI.
“Direi che ci sono due livelli: uno pratico e uno ideale. Sul piano pratico la FCEI assicura una serie di servizi che le Chiese da sole non potrebbero o non vogliono fare. Penso al culto radio, alla trasmissione tv Protestantesimo, all’agenzia di stampa Nev, che è nata in un momento in cui le singole chiese non avvertivano l’importanza di una comunicazione all’esterno. In fondo, questa idea di cercare di essere più presenti nello spazio pubblico nasce all’interno della Federazione che è stata ed è un luogo di sperimentazione, di progetti innovativi”.

Lei è un giornalista, ha diretto “Confronti”, l’agenzia “Nev” e fino a pochi giorni fa è stato direttore di “Riforma”. E, infatti, finora mi ha citato servizi legati al mondo della comunicazione...
“Sì ma non finisce qui. C’è il lavoro con i migranti, poi il servizio istruzione ed educazione, non posso dimenticare il progetto Essere chiesa insieme. Anche l’idea di lavorare a una integrazione tra credenti indigeni e gli immigrati si sviluppa in ambito FCEI. Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) (foto Romeo/Riforma)E sa perché?

No, me lo dica...
“Perché quando si lavora insieme si diventa più creativi”

Passiamo all’aspetto ideale...
“E’ l’impegno ecumenico, la tensione verso l’unità del protestantesimo che non si limita a cercare una comune testimonianza in Italia, ma che si inserisce nel movimento ecumenico internazionale dove ci sono varie anime. Ecco la vitalità del movimento ecumenico sta nella capacità di tenere insieme queste diverse anime e questo vale anche per la FCEI. Un movimento che faccia solo servizi pratici rischia di trasformarsi in una ‘Ong’ ”.

Non tutte le chiese evangeliche, però, sono all’interno della FCEI...
“Infatti. Credo che occorra cercare un equilibrio tra l’esigenza di approfondire la comunione che esiste tra le nostre chiese e la creazione di un un ponte verso le chiese evangeliche non storiche, Unione avventista e Federazione chiese pentecostali in primis, perché con loro è stato avviato un percorso e la collaborazione comincia a diventare in alcune realtà quotidiana”.

Cosa vorrebbe cambiasse nella FCEI?
“Una delle cose che vorrei rivitalizzare è la famosa rete di liturgia che iniziai io stesso alla metà anni ’90. Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) (foto Romeo/Riforma)Vorrei che le chiese insieme riflettessero insieme sul rinnovamento del culto perché, come ci ricorda Paolo Ricca, se il culto langue tutta la chiesa langue. Poi credo che vada migliorata la capacità di fare sinergia all’interno della FCEI e tra le chiese. C’è uno scollamento tra le chiese e gli organismi ecumenici, a volte c’è addirittura scollamento all’interno degli stessi organismi ecumenici. Insomma bisogna convincere le chiese che l’ecumenismo non è un optional”.

Il nuovo statuto, con la creazione di un’assemblea più piccola, con 25 membri scelti dagli esecutivi delle Chiese, non rischia di “ingessare” un po’ la vita della FCEI?
“No, al contrario, credo che con questo nuovo statuto gli esecutivi diventeranno e si sentiranno molto più corresponsabili della vita della Federazione e delle sue scelte”.

Ha parlato, prima, di autunno ecumenico, forse finora c’è stato un vero e proprio inverno. Con Papa Bergoglio siamo alla primavera?
“Io sono convinto di sì e i segnali che ho visto in questi mesi dimostrano che si è aperta davvero una nuova pagina. Pensiamo a quello che ha detto dai luterani sul tema dell’ospitalità eucaristica: qui il Papa è molto più avanti dei vescovi cattolici”.

Però, siamo sempre al Giubileo con tanto di indulgenze...
“Non si può chiedere a un Papa che non faccia più il Papa. Come ha detto il moderatore valdese, Eugenio Bernardini, il Papa è il Papa, non è mica Martin Lutero”.

15 dicembre 2015