I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

Nella buca delle lettere trovo l’odioso foglietto che mi avvisa che devo ritirare una raccomandata in un apposito ufficio postale non molto vicino. Perché chi consegna le raccomandate passa sempre quando non c’è nessuno in casa? Rassegnato e irritato, dopo qualche giorno mi reco a questo particolare ufficio. Sono fortunato: la fila non è lunga come la volta precedente. Arrivato il mio turno, consegno l’avviso e la mia carta d’identità. L’impiegata legge la mia professione: "ministro di culto", e mi chiede che cosa significhi. Le dico che sono un pastore valdese. "Valdese?" – dice sorpresa – "Chiesa valdese? Io do il mio otto per mille ai valdesi". "Lei però non è valdese" – faccio io. E lei: "Non so neppure se sono cristiana". "E allora perché dà l’otto per mille ai valdesi? – chiedo io. "Perché voi pensate agli altri". Le dico, provocandola un po’: "Ma tutte le chiese pensano agli altri". Lei mi fissa bene negli occhi e, dubbiosa, mi chiede: "Davvero?".

Dietro di me rumoreggiano, ringrazio e saluto l’impiegata curiosa e un po’ impertinente, e rifletto su questo piccolo fatto. Evidentemente, se quasi mezzo milione di contribuenti italiani sceglie la Chiesa valdese, cioè l’unione delle chiese metodiste e valdesi, come destinataria di questa quota delle imposte, è perché siamo stati in grado di comunicare qualcosa che ha colpito e convinto. "Voi pensate agli altri". Pensiamo agli altri anche quando sosteniamo con l’otto per mille i nostri istituti diaconali, educativi, culturali. Che siano nostri enti o enti esterni (e questi ultimi sono molti), comunque pensiamo agli altri, senza distinzione di religione e di cultura.

Non pensiamo a noi, a noi come chiesa, cioè non pensiamo a sostenere le nostre spese di culto, i nostri locali di culto, il sostegno economico dei pastori, i nostri bilanci ecclesiastici. Abbiamo deciso di restare una chiesa povera, che ogni anno entra in ansia per il raggiungimento di quelle risorse minime e necessarie al nostro sostentamento, senza alcuna possibilità di mettere mai da parte un tesoretto. Se avessimo deciso di utilizzare per questo scopo anche solo una quota di otto per mille, non saremmo stati più una chiesa povera. Magari non saremmo diventati una chiesa agiata, ma una chiesa senza pensieri, o con meno pensieri, questo sì. E forse quell’impiegata delle poste, che dubita che le chiese pensino veramente agli altri, avrebbe dubitato anche di noi.

La nostra scelta in materia di otto per mille testimonia dunque qualcosa di noi a un numero impressionante e crescente di persone, sta a noi e alle nostre chiese dare un maggiore contenuto a questa testimonianza con un’opera di evangelizzazione più esplicita, diffusa, costante. Alcune nostre chiese hanno già visto l’adesione di nuovi membri di chiesa che all’inizio si erano avvicinati soprattutto per le nostre posizioni sociali e culturali. Dunque è possibile essere missionari, è possibile comunicare la buona notizia della salvezza in Gesù Cristo anche agli uomini e alle donne, e ai giovani, di oggi. Bisogna solo non pensare a noi stessi, ma pensare e aprirsi agli altri.

Eugenio Bernardini

29 aprile 2013