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Porta del sangue e Centro culturale valdese a Guardia Piemontese (CS)

Il 16 febbraio, il giorno dei falò valdesi, a Torre Pellice (TO), nella sede della Tavola valdese, incontro una delegazione delle chiese valdesi di Catanzaro, Cosenza, Dipignano. Con loro c’è anche un gruppo di donne di Guardia Piemontese (in provincia di Cosenza), un piccolo paese di lingua occitana nel cuore delle Calabria, eredità di un passato valdese distrutto dall’inquisizione nel 1561. Recentemente, con l’aiuto dell’otto per mille devoluto alle nostre chiese, è stato ristrutturato un edificio nel centro del paese che ospita un museo valdese, un centro culturale e varie attività educative e sociali, tra cui un laboratorio tessile: infatti, la memoria del passato valdese e dell’attuale lingua occitana, si esprime anche con il mantenimento dei costumi tradizionali, soprattutto femminili.

Beatrice Grill, una delle più fedeli sostenitrici e animatrici di questo Centro, mi racconta che queste donne, che prima si salutavano appena quando si incontrava nelle vie del paese, ora sono diventate un gruppo affiatato, pieno di idee e iniziative, come quello di partecipare al viaggio di visita nelle Valli Valdesi. Insomma, un’occasione di preziosa crescita comunitaria resa possibile dal nostro impegno di testimonianza.

falò in ricordo del 17 febbraio 1848

La sera, al falò di Cantalupa, nei pressi di Pinerolo, incontro nuovamente la delegazione calabrese. Quando il falò viene acceso – dall’alto, in modo che il fuoco proceda verso il basso consentendo al cumulo di fascine, accatastate intorno al palo centrale con la tradizionale precisione, di consumarsi progressivamente fino alla base – sul vicino palco i rappresentanti di varie istituzioni civili e religiose svolgono alcuni brevi interventi intervallati dal canto condotto dalla Corale valdese di Pinerolo. Poi, la Corale scende dal palco, ci si avvicina tutti al falò e concludiamo la serata con il canto del Giuro di Sibaud.

Si tratta di una festa più civile che religiosa, che celebra e sostiene la libertà di religione, di coscienza, di espressione del pensiero. Libertà che ogni generazione deve difendere e promuovere se non vuole che questi spazi si restringano a causa dei pregiudizi e degli interessi dei gruppi più forti della società. Il falò acceso, che spande la sua luce e il suo calore, è il simbolo di questo impegno, di questa passione che illumina le coscienze e la vita di tutti noi. Proprio il contrario del rogo, pure così apparentemente simile, che con il suo fuoco vuole invece distruggere i valori che il falò rappresenta.

Eugenio Bernardini

18 febbraio 2013