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Torino, Roma, Ferrara, Milano: sta accadendo qualcosa di nuovo negli ospedali pubblici di queste città, e probabilmente di molte altre nel prossimo futuro. Ci si è accorti che molti pazienti non sono cattolici, o non sono neanche cristiani e che ormai provengono dai quattro angoli del mondo. Beh, non è proprio una notizia, direte voi. Basta avere gli occhi aperti e vedere che l’Italia (e tutta l’Europa), sta cambiando rapidamente fisionomia: i nostri vicini di casa sono pachistani e quando ci fanno assaggiare i loro cibi teniamo pronto un bel bicchiere d’acqua e un po’ di pane perché normalmente sono molto piccanti; i nostri figli a scuola condividono i banchi con compagni e compagne di varie nazionalità e religione; i posti di lavoro, le strade, i negozi, e anche le nostre chiese ormai sono multicolore.

E gli ospedali? Pure, ma l’unica assistenza spirituale prevista è quella cattolica. I cappellani cattolici sono pagati direttamente dalla sanità pubblica (quindi con le tasse di tutti i cittadini), che provvede anche al mantenimento delle cappelle interne, ovviamente cattoliche. L’assistenza spirituale per i non cattolici resta un po’ vaga, regolata da Intese con lo Stato, di fatto alla mercé di quanto decidono infermiere caposale o primari dei reparti. Non parliamo delle religioni non cristiane ...

Ma ora le cose stanno iniziando a cambiare grazie al cammino ecumenico fin qui percorso e grazie alla sensibilità di alcuni amministratori pubblici: incominciano a nascere Protocolli d’intesa tra amministrazioni ospedaliere e rappresentanti delle varie comunità religiose (e a Ferrara anche non religiose!) che riconoscono e regolano la cura spirituale per tutti, a titolo gratuito però, precisano questi protocolli. La differenza col cappellano cattolico resta (a pieno tempo, retribuito dal sistema sanitario, con tanto di cappella interna all’ospedale), ma il cambiamento è iniziato.

Per iniziativa del Ministro per la salute Renato Balduzzi, a settembre è stato anche insediato un Gruppo di lavoro per l’accoglienza delle specificità culturali e religiose nelle strutture sanitarie che ha lo scopo di varare una Carta etica per l’assistenza multireligiosa negli ospedali, una sorta di linee guida a cui le Regioni si dovrebbero attenere. Vedremo i risultati, se ci saranno, visto che il Governo è ormai al termine.

Dicevo che queste iniziative sono anche frutto del cammino ecumenico, ma va aggiunto che le nostre chiese sono state un motorino di questo cambiamento: con la costante azione di sensibilizzazione a favore dei diritti di tutti, anche di quelli che consideriamo altro da noi, e con rapporti ecumenici e con le pubbliche istituzioni che definirei leali e collaborativi, in cui mettiamo sempre al primo posto non il nostro interesse di propaganda confessionale ma il servizio verso tutti perché, in questo Paese, ognuno si senta accolto e previsto.

Eugenio Bernardini

30 gennaio 2013