I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

Squilla il telefono. E' il direttore del nostro settimanale Riforma:" Per i vent’anni del giornale – mi dice – sto chiedendo una breve riflessione ai direttori che si sono succeduti. Tu sei il secondo, vuoi scrivere qualcosa?". Ci penso, vado a leggere che cosa ha scritto il primo direttore nel numero che mi è appena giunto nell’edizione on-line. Rifletto sulle mie attuali responsabilità di moderatore della Tavola valdese e della visione che ho, da questo particolare osservatorio, delle problematiche delle nostre chiese e della loro responsabilità missionaria.

Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi, ed. Claudiana

E mi viene subito in mente che, come chiese di minoranza in un paese di tradizione cattolica e tendenzialmente conservatore, abbiamo sempre avvertito la necessità di comunicare: per divulgare la buona notizia della grazia di Dio in Gesù Cristo, per conservare ma anche crescere nella nostra identità, per rimanere aperti all’Europa e al mondo in un Paese che ci ha sempre voluto rinchiudere: nell’eresia, nelle galere o nell’esilio, nel ghetto, nell’indifferenza, insomma nel silenzio. Abbiamo lottato per il diritto alla parola, abbiamo investito del nostro per stampare e divulgare prima la Bibbia e poi anche libri e giornali, per istruire e educare chi non aveva accesso all’istruzione e all’educazione. La parola rende liberi – abbiamo sempre affermato – la parola di Dio prima di tutto, ma anche quella degli esseri umani.

Hanno avuto successo i nostri progetti di comunicazione? Apparentemente no. Fatichiamo ovunque. Soffre soprattutto la comunicazione tradizionale, quella della carta stampata, quella della comunicazione ecclesiastica (salvo belle eccezioni), quella rivolta ai grandi mezzi di comunicazione perché ci diano qualche spazio di presenza. Ma non tutto è negativo. Per esempio, la nostra comunicazione appare più efficace quando è affidata ai mezzi radiotelevisivi e informatici, oppure al passaparola da persona a persona che fa sapere che se cerchi una "casa" accogliente e senza pregiudizi, attenta ai diritti di tutti, in cui si parla di Dio con una spiritualità sobria che parla al tuo cuore e alla tua intelligenza, quella "casa" la puoi trovare nelle nostre chiese. Anche le campagne informative dell’otto per mille hanno una forte conseguenza comunicativa rispetto a ciò che siamo e proponiamo, almeno a livello di pochi e semplici messaggi simbolici.

Dunque non perdiamoci d’animo, insistiamo, abbiamo da comunicare proprio buone notizie: "se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Romani 10,9).

Eugenio Bernardini

14 gennaio 2013