I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Dorothea Mueller e Manuela Vinay

Se non ci fossero stati i pascoli senza fine che toccano l’orizzonte, le innumerevoli mucche e struzzi, il vento che soffiava in continuazione sollevando la polvere, ascoltando con occhi chiusi l’appello delle persone che componevano il Sinodo, avremmo potuto pensare di trovarci a Torre Pellice. Invece no, ci trovavamo a Jacinto Arauz, una delle chiese della Colonia Iris, nella Pampa Argentina dove, dal 24 al 28 gennaio, si è tenuto il LX Sinodo della Iglesia Valdense del Rio de la Plata con il motto “contro ogni speranza noi crediamo nella speranza” (Romani 4,18).

Come succede a Torre Pellice, anche qui, il Sinodo è iniziato con il culto di apertura; nella sua predicazione il pastore Sergio Bertinat ci ha invitato a riflettere su quale significato possano avere le celebrazioni degli 850 anni del movimento valdese per ciascuno e ciascuna di noi, individualmente e/o come chiesa. Il culto è stato molto coinvolgente, con canti gioiosi incentrati sulla speranza e non poteva mancare il Giuro di Sibaud cantato in spagnolo.

I lavori sinodali hanno visto il popolo valdese rioplatense, pastori e pastore, deputati e deputate, responsabili e operatori della diaconia, membri delle varie commissioni sinodali, dare inizio ai lavori partendo dalla relazione della Commissione d’esame che ha proposto i seguenti quattro temi: vita della chiesa e rafforzamento delle comunità, sviluppo istituzionale, diaconia e amministrazione e finanze. I membri del Sinodo si sono, quindi, suddivisi in quattro gruppi di lavoro assicurando la rappresentanza di ogni Presbiterio (distretto), discutendo ampiamente sui temi, condividendo esperienze, pareri, criticità, speranze e preparando alla fine gli ordini del giorno da proporre in plenaria. Questo metodo di lavoro ha permesso al Sinodo di approvare, in tempi per noi sorprendentemente rapidi, tutti gli ordini del giorno lasciando comunque lo spazio alla discussione degli stessi. I lavori sono sempre stati arricchiti da momenti di musica e canto.

Inoltre sono stati organizzati quattro eventi pubblici legati alle celebrazioni degli 850 anni del movimento valdese, riflettendo sulla storia, l’identità, la cultura valdese e tutto quanto è sbocciato nell’inaugurazione del murales in commemorazione degli 850 anni e della presenza dei valdesi in questa zona della Pampa Argentina. Sin dal primo giorno della nostra presenza a Jacinto Arauz abbiamo potuto seguire l’artista Damian Ibarguren mentre era all’opera.

Durante le elezioni il Sinodo ha riconfermato tutti i membri della Mesa Valdense: Marcelo Nicolau, moderador, Marta Garnier, vice moderadora, Dario Barolin, Brian Tron, Daniel Geymonat, membri. Non è mancata la gita organizzata per gli ospiti stranieri, così siamo andati a visitare la salina più grande di questa zona dell’Argentina: un lago immenso di acqua satura di sale che crea un paesaggio unico e indescrivibile.

Per il culto di chiusura di domenica 28 gennaio, presieduto da un gruppo di membri delle chiese locali, ci siamo trasferiti a Il Parque Triangulo, primo sito argentino dei coloni uruguayani dove nel 1901 venne costruita la prima chiesa e la prima scuola valdese della zona. Due momenti particolarmente toccanti di questo culto: “l’ingresso” di alcuni elementi simboli o testimoni della nostra fede (la Bibbia, il pane e il vino, l’acqua, la chitarra, il mate, il “pinsel” (pennello), il vento, un tagliere con il simbolo del candelabro – altre testimonianze sono state aggiunte a voce); e la gioia per il battesimo della piccola Victoria. Alla fine del culto abbiamo lodato e ringraziato Dio per le benedizioni che hanno accompagnato la nostra chiesa durante la storia e i lavori sinodali. Il Sinodo si è concluso esortando le comunità a ricordare la nostra storia e a tirare fuori da essa “le cose nuove e le cose vecchie” (Matteo 13,52) per continuare a camminare nella fedeltà in Gesù Cristo, vivendo un Vangelo adeguato ai bisogni e alle sfide della nostra gente.