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di Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese

Incontro di Assisi settembre 2016 (foto Gian Mario Gillio)

Li chiamiamo profughi, immigrati economici, richiedenti asilo ma nel linguaggio biblico sono semplicemente il nostro prossimo (Luca 10,36) dietro il cui volto si cela Dio stesso. Sono i viandanti che arrivano sotto la nostra quercia di Mamre (Genesi 18); sono i profughi che attraversano il deserto per sfuggire alla violenza di moderni faraoni; sono bambini che si sottraggono alla strage degli innocenti voluta da un Erode spietato (Matteo 2,16): sono uomini e donne assetati di giustizia che osserviamo dalla nostra collina sul lago di Tiberiade (Matteo 5,6); sono le nostre sorelle e i nostri fratelli spogliati di tutto, e ciò che facciamo a questi "minimi" è come se lo facessimo a colui che confessiamo, nostro Signore e salvatore (Matteo 25,45).

Ciò che stiamo facendo per i migranti non è un aspetto della nostra etica ma è un derivato essenziale della nostra confessione di fede. Incontro di Assisi settembre 2016 (foto Sant'Egidio)I cristiani sono impegnati in prima fila nelle politiche di accoglienza perché non possono altrimenti. Che altro dovrebbero fare? Barricare porte e cancelli? Alzare muri di divisione, magari armati di filo spinato? Chiudere occhi e orecchie ogni volta che un telegiornale annuncia una strage di immigrati che muoiono nel Mediterraneo? Lo fanno altri, strumentalizzando un dolore e un’ingiustizia infinita, nella ripetizione ossessiva di una narrazione populista e nazionalista che alimenta la paura e serve solo a far vincere elezioni politiche ma non a risolvere i problemi.

“Chi vi teme non vi ha mai guardato negli occhi né conosciuto i vostri figli” ha detto il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, ai rifugiati di Lesbo, l’isola greca “gemella” di Lampedusa. Ridare dignità umana a chi fugge è l’inizio di una Incontro di Assisi settembre 2016 (foto Gian Mario Gillio)assunzione di responsabilità, di una ricerca di soluzioni che deve impegnare tutti, ciascuno per la sua parte e per le sue responsabilità.

All’incontro internazionale di Assisi del 18-20 settembre, uno schieramento impressionante di esponenti di varie religioni del mondo e delle varie confessioni cristiane hanno unanimemente dichiarato che mai il nome di Dio può giustificare la violenza e che solo la pace è santa, mai la guerra. Lo hanno fatto senza sincretismi e senza relativizzare le loro radici e differenze, ma sono stati capaci di pregare e impegnarsi gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. Come dovrebbe avvenire in ogni luogo del mondo.

22 settembre 2016