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a cura di Sara Tourn

A poche settimane dalla serata di chiusura del progetto “Persone” (tenutasi venerdì 4 aprile presso il tempio valdese di Pinerolo, con un’ampia partecipazione di pubblico) abbiamo chiesto al presidente della Commissione sinodale per la diaconia (CSD), Marco Armand-Hugon, una valutazione di questa esperienza. Armand-Hugon, che quest’anno termina il suo mandato come presidente, ci ha parlato anche delle prospettive future della diaconia, sulla scia dell’importante riconoscimento europeo ottenuto da una delle sue opere, il Rifugio “Re Carlo Alberto” di Luserna San Giovanni, che ha recentemente ricevuto un premio per il progetto“Ambasciatori per l’Alzheimer”, unico italiano fra i 10 premiati.

Marco Armand-Hugon

Il progetto “Persone” è stato presentato in una serata pubblica presso il tempio valdese di Pinerolo esattamente un anno fa, il 9 maggio 2013. Ma com’è nato, e quali soggetti sono stati coinvolti?
L’obiettivo del progetto era di far sì che su tematiche relative ai servizi che la diaconia valdese ha promosso e promuove a livello territoriale ci fosse informazione, ma soprattutto momenti di confronto con il pubblico. “Persone” è nato come progetto della CSD/COV (Coordinamento opere Valli) condiviso con enti e associazioni che operano nel campo sociale e sanitario del pinerolese: l’ASL TO3, il Comune di Pinerolo, la Comunità Montana, il C.I.S.S., la Bottega del possibile, e con la Chiesa valdese di Pinerolo, “Riforma” e Radio Beckwith. I molti sponsor hanno contribuito, anche economicamente, alla sua riuscita. Le molteplici tematiche affrontate hanno avuto come sede Pinerolo.

Una scelta non casuale, quella di Pinerolo, per la sua centralità rispetto al territorio coinvolto. Quali sono state dunque le ricadute e la risposta a questa iniziativa da parte della società locale?
Gli incontri hanno avuto una partecipazione di pubblico molto variabile, rispetto alle tematiche proposte, ma forse soprattutto al momento della giornata in cui sono stati proposti. Nel complesso, però, le iniziative hanno riscosso interesse. Il convegno sull’autismo, per esempio, ha visto circa 160 partecipanti e il tempio di Pinerolo era gremito nella serata finale del progetto “Persone”. Una serata conclusiva molto toccante nella quale si sono ripercorsi, attraverso brevi filmati, momenti di animazione e canto, un anno di proposte.

C’è stato quindi un riscontro positivo: si può ipotizzare la prosecuzione dell’attività con progetti analoghi?
Si può parlare di positiva ricaduta dell’iniziativa nel senso che la partecipazione della gente, degli operatori, dei tecnici, degli amministratori pubblici, delle associazioni è indice di un avvicinarsi in modo sempre più interessato alle proposte della diaconia valdese. le attività della CSDCiò invoglia a pensare a nuovi progetti, a nuovi percorsi da fare con chi condivide obiettivi comuni. Dal dialogo nascono idee, ipotesi di lavoro che possono tradursi in obiettivi progettuali. Dobbiamo sempre pensare che operiamo in un territorio (Valli e Pinerolese) dove ci sono tante sensibilità.

Ci sono quindi anche delle criticità di cui occorre tenere conto?
Nella progettualità bisogna procedere con attenzione, cautela e soprattutto con professionalità. Progettare ed attuare servizi non è semplice. Credo sia importante, innanzitutto, partire dalla rilevazione delle necessità di un territorio e dalle politiche sociali che gli Enti locali hanno individuato. La condivisone delle idee progettuali con chi ha il compito istituzionale di rispondere ai bisogni sociali e sanitari è prioritario. Poi si elaborano e condividono i progetti, infine si attuano, tenendo comunque sempre conto che i budget finanziari, messi insieme da tutti i soggetti coinvolti, devono essere certi.

Quindi possiamo aspettarci la prosecuzione del progetto “Persone”?
Si sta pensando ad un nuovo progetto “Persone”, forse “Persone 2”,  con l’idea di proporsi in qualche modo “ambasciatori” per la diversità, per la marginalità… un po’ sulla falsariga di “Ambasciatori per l’Alzheimer”...

A questo proposito: recentemente il Rifugio “Re Carlo Alberto” di Luserna San Giovanni ha avuto un importante riconoscimento per il progetto “Ambasciatori per l’Alzheimer”, un’iniziativa avviata nel 2000 insieme alla Bottega del possibile... Che cosa significa per quest’opera, e per la CSD in generale, questo riconoscimento europeo?
Ricordo che i progetti presentati sono stati 52, provenienti da 12 Paesi europei. I premiati sono stati 10; l’unico italiano è stato il Rifugio Re Carlo Alberto. premio Ambasciatori per l'AlzheimerA parte la soddisfazione legata al premio (diecimila euro), va detto che la più grande soddisfazione è stata data a noi tutti dal riconoscimento delle nostre buone prassi lavorative, in linea con le direttive europee. Non solo, ma abbiamo potuto venire a contatto con delle realtà europee che operano da decenni nel campo dell’Alzheimer, ricche di nuove progettualità e di strategie per affrontare le problematiche complesse legate direttamente e indirettamente alla malattia. In questo senso si sta organizzando un incontro europeo con Eurodiaconia. Nei prossimi mesi diventeremo “Ambasciatori per l’Alzheimer” in un progetto che coinvolgerà gli alunni di alcuni Istituti superiori di Pinerolo. E le iniziative proseguiranno...

Questo importante riconoscimento e la chiusura del progetto “Persone” coincidono anche temporalmente con il termine del suo settennato come presidente della CSD, che si concluderà ufficialmente con il sinodo a fine agosto. Possiamo fare un bilancio anche di questa esperienza?
La mia personale valutazione è senza dubbio positiva, se da un lato il lavoro è stato molto impegnativo, dall’altro è stato molto coinvolgente e per certi versi entusiasmante. Le persone con cui ho lavorato sono state fondamentali per la riuscita dei tanti obiettivi che la Commissione si è data in questi anni. Penso innanzitutto “ai compagni e alle compagne di viaggio” della Commissione, senza il loro contributo costante saremmo rimasti fermi alla prima stazione, ma penso ai presidenti e ai membri dei comitati, ai direttori, ai responsabili di struttura... in generale a tutto il personale, con il quale si sono condivisi obiettivi di lavoro, timori e speranze. anzianiPenso all’apporto importante dei moderatori e dei membri della Tavola nonché al sinodo che di anno in anno ha condiviso il lavoro svolto, anzi spesso è stato di stimolo, su indicazioni di alcune commissioni d’esame, per proseguire sulla realizzazione di nuovi progetti. Certo vi sono stati momenti di difficoltà quando abbiamo operato profonde ristrutturazioni e riorganizzazioni nelle nostre opere.

Ci sono stati momenti particolarmente critici o particolarmente positivi? Che cosa li ha caratterizzati?
Credo che il dialogo con le nostre Chiese, con i lavoratori, con le OO.SS., siano stati elementi importanti per superare le criticità. Va però detto chiaramente che se non avessimo operato nella razionalizzazione dei servizi, nel controllo continuo e costante delle risorse, avremmo rischiato di trascinare nell’ingovernabilità economica le nostre Opere. Oggi possiamo affermare che senza aver operato licenziamenti (anzi per alcuni servizi abbiamo aumentato il personale), mantenendo un buon livello nella qualità del servizio le nostre Opere sono complessivamente “in sicurezza” (purtroppo con l’eccezione di Vittoria).Da diversi anni presentiamo al sinodo un bilancio consuntivo complessivo sostanzialmente in pareggio. Speriamo di mantenere questa situazione anche in futuro.
Vi sono stati momenti di gioia per essere riusciti ad aprire nuovi servizi, che hanno positivamente qualificato le nostre Opere. Penso, per esempio, al progetto “Vengo io da te” attivato insieme alla “Bottega del possibile”, ai “Caffè Alzheimer”, ai centri diurni, al centro autismo, alla cascina sociale, al Progetto carceri... Penso ai servizi che, pur non essendo direttamente legati alle nostre Opere, hanno qualificato il nostro servizio diaconale: ai progetti nelle scuole (bullismo, sostegno all’integrazione), ai centri estivi, ai progetti mirati agli adolescenti, agli scambi internazionali, al progetto migranti...

E per il futuro che cosa si può prevedere?
Bisognerà continuare a monitorare con grande attenzione l’andamento economico  delle nostre Opere. Prevedo ancora tempi difficili, in una battuta: scordiamoci che il welfare che abbiamo conosciuto ritorni in tempi brevi. Saranno nel tempo necessarie ulteriori riorganizzazioni dei servizi delle nostre Opere, ma credo che saremo comunque in grado di mantenere la buona qualità dei medesimi. Una particolare attenzione potrà essere dedicata ai nuovi servizi. Intanto molti di quelli in atto dovranno diventare operativi in modo continuativo. Alcuni progetti “mirati” potranno essere potenziati. Penso ai migranti, ad esempio, o agli adolescenti. L’obiettivo del nostro servizio diaconale è sempre stato, storicamente, di fare ciò che nessuno fa (o fa poco) per le “marginalità” e le “diversità”. Credo che sia importante continuare su questa strada.

19 maggio 2014