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di Andreas Koehn

Così, dunque, non siete più né stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.

Le prime comunità cristiane hanno messo in pratica il principio della condivisione non solo al loro interno, ma l’hanno esteso anche all’esterno. In tal senso, una parola particolare emerge dal capitolo dodicesimo della lettera ai Romani dedicato interamente all’amore fraterno: filoxenia, ovvero ospitalità. “Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l'ospitalità” (Romani 12, 12-13). L’Epistola agli Ebrei raccomanda l’ospitalità che Abramo offrì ai tre sconosciuti presso le querce di Mamre, come esemplare per la prassi comunitaria: “L'amor fraterno rimanga tra di voi. Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.” È noto il racconto circa la prostituta Raab che accolse e nascose nella propria abitazione due spie mandate da Giosuè a Gerico. La prassi dell’accoglienza trascende i tradizionali confini sociali, va oltre il limite tra canonico e non canonico. Come ci ricorda non solo l’Epistola di Giacomo, ma anche la Prima lettera di Clemente alla chiesa di Corinto, il gesto di Raab a favore del popolo scampato alla schiavitù e in ricerca della sua terra promessa fu un chiaro segno anche per capire la stretta relazione che intercorre tra credere e agire. Non per caso il nome di Raab figura all’interno dell’albero genealogico di Gesù nella versione del Vangelo secondo Matteo. Gesù nella sua vita ha sperimentato di non essere accolto, perfino da parte di membri della sua stessa famiglia (Marco 3, 20-35). Il quarto Vangelo ha voluto trasporre questo fatto biografico a un livello più generale, affermando nel suo prologo che “egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto” (Giovanni 1, 11). La filoxenia, l’amore per lo straniero, lo sconosciuto, “l’altro da noi”, forse è una parola diventata rara non solo nell’attuale vocabolario comune; è un concetto che dobbiamo sempre tenere presente nella nostra riflessione e prassi come chiese.