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di Emanuele Fiume

Uno degli invitati, udite queste cose, gli disse: «Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!» Gesù gli disse: «Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, perché tutto è già pronto". Tutti insieme cominciarono a scusarsi. (…) Il Signore disse al servo: «Va' fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena».

Dio invita. Prima che al pentimento, prima che al servizio, addirittura prima che alla fede, Dio invita alla sua festa, a condividere la sua felicità. Questo è il solo fine dell’invito di Dio. Le altre cose sono mezzi per arrivare a questo fine, ma l’invito di Dio è semplice. “Venite, poiché tutto è pronto!”. Non c’è che da venire, salutare, sedersi e gustare il luogo, la compagnia, i cibi, le bevande, la musica.

L’invito di Dio trova sempre resistenza. Ma lo stesso invito di Dio è irresistibile. Gli invitati oppongono resistenza e non vengono alla cena. A quel punto il padrone si adira. Il patto con gli invitati, il patto delle opere che prevedeva una risposta attiva degli umani, era rotto. Dio si adira, e da adesso in poi le cose cambiano. In due modi. Primo, vengono invitati gli ultimi al posto dei primi. Nessuno, nessuno dei vecchi invitati assaggerà la cena. Sono i nuovi, i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi, poi ancora quelli per le strade e lungo le siepi che entrano e i primi, gli invitati di riguardo che si erano ben guardati dall’onorare il Signore con la loro presenza, sono e resteranno fuori.

Questa è la prima differenza dopo l’ira del Signore: i primi fuori e gli ultimi dentro. Seconda differenza: la prima vocazione, il primo invito è stato resistibile, il secondo è irresistibile. “Costringili a entrare”, dice al servitore. Questa volta chi entra nella sala del banchetto non lo fa di sua volontà, ma lo fa seguendo l’ordine di chi lo ha invitato. Ecco la seconda differenza: in questo secondo invito la volontà che decide chi viene alla festa e chi no non è la volontà degli invitati, ma è la sola volontà di chi invita. L’ordine di costringere a entrare non giustifica le conversioni forzate, ma indica che la volontà di Dio prevale su qualsiasi rifiuto.

La necessità del “costringili a entrare” non è altro che il diritto, la pretesa, la forza del “Sì” di Dio in Cristo di trovare ascolto e obbedienza. Che il suo “Sì” trovi necessariamente una eco, timida e imperfetta, ma una eco nella nostra vita.