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Corridoi umanitari

Il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il 19 settembre scorso scrive una breve e puntuale lettera al Direttore di Repubblica sul tema dei migranti che richiede un cambiamento di prospettiva alla luce della deriva di chiusura delle politiche europee, che comporta la necessità di non pensare più al nostro paese come ad una mera "piattaforma di prima accoglienza", ma come un luogo dove sviluppare politiche di integrazione ed accoglienza improntate al lungo periodo. L'intervento di Sala ha aperto un dibattito in cui sono intervenuti oltre al Direttore di Repubblica altri sindaci e lo stesso Presidente del Consiglio ha reagito aprendo alla possibilità di modificare il meccanismo dello SPRAR. La CSD Diaconia valdese nel corso delle sue ultime sedute ha dibattuto e affrontato il tema e, ritenendo opportuno partecipare alla discussione per la definizione di nuove politiche di accoglienza, ha elaborato una presa di posizione che è stata inoltrata al Sindaco di Milano il giorno 26 settembre 2016.

La lettera del Sindaco Sala è pubblicata sul sito di Repubblica

LETTERA DELLA DIACONIA VALDESE A GIUSEPPE SALA IN RELAZIONE ALL'ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI

Stimato Sindaco, 
la ringraziamo per aver richiamato, con la sua lettera a Repubblica del  19 settembre scorso, la necessità di alzare ed aprire il confronto sulle politiche di accoglienza.
Da anni la Diaconia Valdese è impegnata a livello nazionale e anche nel territorio milanese nell'accoglienza e nell'accompagnamento di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, nell'ambito del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) e con le Prefetture e con iniziative autonome come i "Corridoi umanitari" promossi da Federazione delle Chiese evangeliche, Tavola valdese e Comunità di Sant'Egidio.

Della sua lettera apprezziamo in modo particolare il richiamo al superamento del concetto di "emergenza" e dell'esistenza di sistemi di accoglienza paralleli (SPRAR, CAS, ecc.), consapevoli di essere di fronte ad un profondo cambiamento sociale che dovrà comportare un cambio di passo del welfare e delle tutele nei confronti di tutti i cittadini e le cittadine più vulnerabili.
La nostra fede evangelica guarda al cambiamento come ad un'opportunità della speranza e quindi siamo impegnati  ad aiutarci tutti a vivere questo passaggio superando le inquietudini e le paure, che alcuni invece provocano ed inducono.

La nostra cultura protestante e laica mette in risalto la dimensione della responsabilità di tutti gli attori, comprese le persone in arrivo, e la dimensione del contratto sociale basato sull'esigenza assoluta del rispetto dei diritti umani di tutte le persone.

Concordiamo pienamente con la necessità di rivedere il sistema di protezione, le cui falle e carenze sono evidenziate dai molti che risultano ancora privi di ogni tutela, ipotizzando, se è vero che non dobbiamo più considerare il fenomeno in termini di emergenza e di ordine pubblico, una riduzione della centralità nel processo del Ministero degli Interni e un maggiore coinvolgimento degli enti locali e della società civile.

Ci auguriamo che su questo tema il confronto possa finalmente uscire da schematismi preconcetti e coagulare gli uomini e le donne di buona volontà attorno ad un progetto di società più giusto e più libero dalla paura.

Cordiali saluti