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S’intitola «Memoria tra mare e cielo. Parole e gesti della fede» la cerimonia interreligiosa organizzata da Mediterranean Hope, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Arcidiocesi di Agrigento e Parrocchia di S. Gerlando che si tiene giovedì 2 ottobre alle ore 17 sul sagrato del santuario Madonna di Porto Salvo, a Lampedusa. Un’iniziativa ecumenica per ricordare le vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone (ma è incerto il numero dei dispersi) nel tentativo, da parte dell’imbarcazione libica che li trasportava, di approdare sull’isola.

L’incidente marittimo più grave di questo nuovo secolo, che ci pone di fronte ad una scelta, come hanno ricordato Marta Bernardini e Francesco Piobbichi, i due operatori del progetto «Mediterranean Hope»: «In questo momento, l’ONU stima 50 milioni di profughi nel mondo per effetto delle guerre, a questi occorre aggiungere altri 100 milioni di persone che nei prossimi anni si sposteranno a causa dei cambiamenti climatici. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno che per dimensioni e vastità non si è mai prodotto nel corso della storia dell’umanità. Un fenomeno che porta la società moderna di fronte ad un bivio, davanti al quale si dovrà scegliere tra la strada dell’indifferenza e dell’egoismo o quella della solidarietà e dell’accoglienza. Sappiamo che questi morti, purtroppo, non saranno gli ultimi, evitiamo però di classificare questi drammi come frutto di una tragedia naturale, le persone non se lo meritano». (s.t.)

29 settembre 2014