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Chiese evangeliche: prendiamo atto che non arriveranno

Torre Pellice, 10 aprile 2019 

Il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, e il Moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, prendono atto che la quota di profughi soccorsi a gennaio dalla ONG Sea Watch, poi sbarcati a Malta e annunciati in arrivo in Italia accolti dalla strutture della Chiesa valdese, non arriverà nel nostro paese. 

Lo hanno fatto in una lettera congiunta al Presidente del Consiglio prof. Giuseppe Conte il quale il 10 gennaio scorso aveva annunciato che “poco più di dieci persone” sarebbero arrivate in Italia accolte nelle strutture della Chiesa valdese “senza oneri per lo Stato”. 

“Ma da allora – comunicano i due esponenti evangelici – nulla è accaduto. Dopo tre mesi di attesa, riteniamo che siano intervenuti accordi per cui i profughi, inizialmente destinati all’Italia, in realtà sono rimasti a Malta. In questi mesi abbiamo più volte ribadito la nostra disponibilità a farci carico dell’accoglienza – aggiungono Negro e Bernardini – . Ora prendiamo atto che la vicenda ha trovato una soluzione diversa da quella inizialmente prefigurata. Lo abbiamo comunicato formalmente al Presidente Conte, cogliendo l’occasione per incoraggiare il governo a sostenere la buona pratica dei “corridoi umanitari” e anzi a rilanciarla in sede europea per garantire una via di accesso all’asilo, legale e sicura, per le decine di migliaia di profughi concentrati in Libia”. 

Il presidente della Diaconia Valdese, Giovanni Comba, ha espresso il suo “rammarico per la conclusione della vicenda", esprimendo il timore che, "in mancanza di un accordo chiaro tra gli stati dell’Unione Europea, i migranti siano considerate pedine di scambio fra i diversi paesi e non persone portatrici di diritti”.

Dal 2016 la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Comunità di Sant’Egidio hanno promosso un corridoio umanitario dal Libano che, con la collaborazione della Diaconia Valdese, ha consentito fino a oggi l’accesso sicuro e legale in Italia di oltre 1600 profughi in condizioni di grave vulnerabilità. Un’iniziativa analoga è stata realizzata dalla Conferenza Episcopale Italiana e, sull’onda dell’esperimento italiano, altri corridoi umanitari sono stati aperti dal Libano verso la Francia e il Belgio.