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  • Giacomo 5,16a

    di Davide Rostan

    «Confessate i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti»
    Confessarsi comporta fiducia, sincerità, riservatezza, umiltà e rispetto. Laddove questo avviene la confessione e la preghiera con tutto il suo potere liberante è possibile

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  • I Tessalonicesi 2,9

    di Davide Rostan

    «Fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il vangelo di Dio»
    Un versetto che in tempi di ristrettezze economiche ci rivolge molte domande e che apre a diverse tensioni

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  • Isaia 58, 6-7

    di Davide Rostan

    «Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?»
    L’ultima parte del libro di Isaia parla di come ricreare una comunità umana che sia in grado di salvaguardare il creato e sia capace, al tempo stesso, di tenere conto del fatto che tutta la comunità va sfamata

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  • Isaia 55,12-13

    di Davide Rostan

    «Sì, voi partirete con gioia e sarete ricondotti in pace; i monti e i colli proromperanno in grida di gioia davanti a voi, tutti gli alberi della campagna batteranno le mani. Nel luogo del pruno si eleverà il cipresso, nel luogo del rovo crescerà il mirto; ciò sarà per il Signore un motivo di gloria, un monumento perenne che non sarà distrutto».
    Il virus ha ci ha confermato che lo schema del nostro mondo è fallito. Ma il Signore è con noi, ci invita a partire verso un’alternativa da costruire. Dio resterà fedele al suo proposito e farà questo a motivo della sua gloria.

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  • Esodo 20,17

    di Davide Rostan

    «Non concupire la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo»
    L’ultimo comandamento non è una moralistica denuncia contro chi invidia l’altro ma il tentativo di porre uno steccato a difesa dei più deboli, dei più vulnerabili, essere un limite al desiderio di possesso

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