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di Ruggero Marchetti

«L’uomo, infatti, non sa quel che avverrà; poiché chi gli dirà come andranno le cose? Non c’è uomo che abbia potere sul vento per poterlo trattenere, o che abbia potere sul giorno della morte (...)  Io ho detto che anche questo è vanità. Così io ho lodato la gioia, perché non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole

Fra gli spettri e gli spiriti scherzosi e minacciosi di Halloween e la commemorazione cattolica dei defunti che nel nostro paese caratterizzano l'inizio del mese di novembre, qual è la nostra posizione protestante rispetto alla morte e ai morti?

Se apriamo la nostra Bibbia, troviamo nel libro dell'Ecclesiaste alcune indicazioni. Anzitutto: “Non c’è uomo che abbia potere sul vento per poterlo trattenere, o che abbia potere sul giorno della morte”. L'Ecclesiaste guarda il suo mondo, che non è poi così diverso dal nostro, e prende atto dell'impotenza dell'essere umano di fronte all'assurdo, al male e soprattutto alla morte, che dell'assurdo e del male è un po' la quintessenza. Dopo una tale constatazione, quest'autore che molti considerano un pessimista, dovrebbe dubitare di tutto, diventare definitivamente negativo. Invece, è il contrario. Oggi ci ha detto: “Io ho lodato la gioia”. Sì, loda le semplici gioie di ogni giorno: un buon pasto, lo stare in compagnia, e la soddisfazione che si può ricavare da un lavoro ben fatto. E ci propone di fare da noi stessi la nostra gioia. Le sventure arrivano da sé, noi non abbiamo presa su di loro; ma la felicità bisogna costruirsela. Dobbiamo fare di ogni tempo, di ogni momento vissuto, un tempo importante, che arricchisce.

L'Ecclesiaste ci invita ad approfittare del momento presente, anche e soprattutto perché la possibilità della morte aleggia sempre sopra il nostro esistere. Ci ricorda infatti che la morte non dev'essere un'angoscia che ci paralizza, ma al contrario, un pungolo che ci spinge a vivere ogni giorno intensamente, come se fosse il giorno più importante.
Vivere al massimo ogni momento, vivere armoniosamente, anche al cuore della sofferenza e della tristezza. È qualcosa che è pressoché impossibile senza l'aiuto di Dio.

L'Ecclesiaste parla poco di Dio, ma tutta la sua riflessione si fonda su di lui: “Non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole”. Ogni giorno vissuto è un giorno guadagnato. Ogni giorno vissuto è un dono di Dio.