I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Bruno Gabrielli

“Preparate nel deserto la via del Signore, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! (...) Ecco: il Signore, Dio, viene con potenza”


Nella grande “visione” storico-teologica del profeta Isaia non è sempre facile intuire chi prenda via via la parola. In questa scena è la “voce” di un messaggero qualunque a rispondere al ripetuto appello di Dio a consolare il suo popolo – probabilmente le famiglie dei notabili deportati decenni prima a Babilonia o le classi più umili sopravvissute in condizioni ben più penose nei dintorni di Gerusalemme distrutta – proclamandogli “che il tempo della sua schiavitù è compiuto, che il debito della sua iniquità è pagato”.

Cinque secoli dopo, secondo i vangeli, sarà Giovanni il Battista a identificarsi con quella “voce”, a farsi araldo della consolazione, della Bella Notizia della prossima venuta del Signore – Gesù, il Salvatore, il Liberatore per definizione – e dell’invito, nuovamente rivolto al suo popolo, a “preparargli la via” per accoglierlo, per andargli incontro cambiando mentalità e vita; uscendo dalla rassegnazione, dalla disperazione, dall’iniquità in cui, ancor più dell’oppressione dell’impero romano, l’aveva imprigionato la sua fede perduta.

“Ecco: il Signore, Dio, viene con potenza”. A scanso del più consumato dei pregiudizi sul Signore Dio d’Israele e di Gesù Cristo, non già col potere schiacciante di chissà quale esercito o di un regime opprimente sotto il quale non si muove foglia che Dio stesso non voglia, ma assai più efficacemente e semplicemente con l’onnipotenza nonviolenta e infinitamente paziente del suo amore che odia il peccato e giudica il peccatore, ma non cessa di adoperarsi alla sua liberazione; che rimette in piedi chi è caduto; che raddrizza chi è storto; che aggiusta ciò che si è rotto; che fa rifiorire financo il più arido dei deserti.