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di Davide Ollearo

"Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati"


Al passato. I verbi del primo versetto che leggiamo oggi sono al passato. Con il nostro passato o, se preferiamo chiamarlo così, con la nostra storia, possiamo fare diverse cose: possiamo rileggerlo, interpretarlo, anche mitizzarlo o mistificarlo, ma una cosa è assolutamente fuori dalla nostra portata: non possiamo cambiarlo.

I verbi del primo versetto sono al passato: sono dunque il racconto di qualcosa che è già successo, un avvenimento di cui possiamo solo prendere atto, ma la cui veridicità non dipende dalla nostra volontà. Allora, tutto quanto viene affermato in queste parole è da prendere come un fatto compiuto, o meglio, trattandosi di qualcosa che intercorre fra noi e Dio, di un dono che abbiamo già ricevuto.

La parola rivolta ai Colossesi non comincia con un invito agli ascoltatori, un’azione da compiere per essere graditi al Signore, ma raccontando un’azione che Dio stesso ha liberamente e sovranamente compiuto prima ancora che noi potessimo concepire di averne bisogno. Noi viviamo unicamente dopo e a motivo di questo dono.

La lettera prosegue poi al presente: racconta come l’azione di Dio tocchi oggi la nostra vita. Queste parole sono l’annuncio di ciò che diventa l’esistenza umana proprio a seguito di quanto Dio ha compiuto nei nostri confronti; un’esistenza che non tocca solo un rinnovato rapporto fra noi e il Signore, ma che non può che allargarsi a rinnovati rapporti fra noi esseri umani, figli e figlie di Dio: accolti da Dio, nel suo nome ci accogliamo gli uni gli altri; perdonati da Dio, impariamo il perdono reciproco per dare testimonianza al meraviglioso dono ricevuto per grazia.