I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Gabriele Bertin

"L'ira del SIGNORE si accese contro di loro, ed egli se ne andò, e la nuvola si ritirò di sopra alla tenda; ed ecco Miriam era lebbrosa, bianca come neve; Aaronne guardò Miriam, e vide che era lebbrosa. […] Il SIGNORE rispose a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe la vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell'accampamento sette giorni; poi, vi sarà di nuovo ammessa». Miriam dunque fu isolata fuori dell'accampamento sette giorni; e il popolo non si mise in cammino finché Maria non fu riammessa nell'accampamento. Poi il popolo partì da Aserot e si accampò nel deserto di Paran"


L’episodio della punizione di Miriam, da parte di Dio, intreccia fra di loro differenti tematiche: leadership, rapporto tra i fratelli, discriminazione di genere… Per volontà di Dio, Miriam prova l’esperienza che si muove dal centro verso il rifiuto del margine. Esclusa per una lebbra che le rende impossibile creare dei contatti umani, visibile attraverso la mutazione che vive il suo corpo: un corpo di donna, da sempre marginalizzato da parte degli autori biblici e della società patriarcale. Eppure, in questa esperienza non rimane sola: il testo ci dice che il popolo non si mosse finché lei non ritornò. Questa volta è il centro (luogo del potere e dell’incontro formale con Dio) che si mette in linea con il tempo sancito dal margine. Il popolo crea un’alleanza con colei che è posta fuori, ed è grazie a questa volontà del popolo, che il centro è obbligato a fermarsi per riprendere il cammino: pur non spostandosi fisicamente nel luogo dell’emarginazione, l’agire del popolo permette di non trasformare quel luogo in un luogo di dimenticanza. Anche Dio, fautore di questo dislocamento, però, attende con il popolo, forse a testimonianza di come i confini tra puro-impuro, sacro-profano, centro e margine siano categorie costruite dall’umanità e da essa giustificate con la parola divina. Mentre è lo stesso Dio che non solo fugge questa polarizzazione, ma la abita, la attraversa e la sconvolge, una volta per tutte con il suo abitare, parlare, insegnare, toccare, morire e risorgere nell’uomo Gesù di Nazareth.