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di Sophie Langeneck

"La parola del Signore fu rivolta a Giona, per la seconda volta, in questi termini: «Alzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama loro quello che io ti comando». Giona partì e andò a Ninive, come il Signore aveva ordinato. Ninive era una città grande davanti a Dio; ci volevano tre giorni di cammino per attraversarla. Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava: «Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!»

I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno, e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo. E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere. Poi, per decreto del re e dei suoi grandi, fu reso noto in Ninive un ordine di questo tipo: «Uomini e animali, armenti e greggi, non assaggino nulla; non vadano al pascolo e non bevano acqua; uomini e animali si coprano di sacco e gridino a Dio con forza; ognuno si converta dalla sua malvagità e dalla violenza compiuta dalle sue mani. Forse Dio si ricrederà, si pentirà e spegnerà la sua ira ardente, così che noi non periamo».

Dio vide ciò che facevano, vide che si convertivano dalla loro malvagità, e si pentì del male che aveva minacciato di far loro; e non lo fece”


Quante volte pensando a Dio ce lo immaginiamo in modo sempre uguale a se stesso, statico, fermo, eterno? Questa è la trappola in cui cade anche il profeta Giona, quando sceglie di allontanarsi da Dio e dal compito che gli ha affidato. Questo incarico di proclamazione della distruzione dell’intera città di Ninive è una profezia di sventura, a cui lui non vuole partecipare. Dopo aver fatto però esperienza della salvezza e aver conosciuto la vicinanza di Dio nonostante la sua volontà ribelle, Giona sceglie di portare a termine quell’ingrato compito e vive la conversione della città. Vede segni di pentimento in tutte le persone, che si vestono di sacco, perfino il re si siede nella cenere.

Dio vede ciò che vede anche Giona e decide di convertirsi a sua volta. Dio cambia idea, non resta fermo, statico e uguale a se stesso ma si lascia convertire dal loro pentimento, dalla loro conversione. Dio sceglie la misericordia e lascia Ninive intatta. Può sembrare una contraddizione il fatto che Dio, il Signore, l’Eterno, possa cambiare idea, per qualcuno può perfino sembrare un’idea blasfema di Dio.

Eppure credere che Dio sia sempre uguale a se stesso ci priva della possibilità di lasciarci sorprendere da Dio, di scoprire quanto diverso dai nostri preconcetti possa rivelarsi, di scorgerne la sua creatività, e la sua relazione continua e mutevole con l’umanità. Se pensiamo che Dio non può cambiare, ci abituiamo a pensare che nemmeno noi possiamo cambiare idea, lasciarci convertire, lasciarci sorprendere da Dio.