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di Francesco Marfé

La lode a Dio va continuamente rinnovata poiché Egli ci incontra nella quotidianità delle nostre giornate "Cantate al Signore un cantico nuovo, perch'egli ha operato prodigi; la sua destra e il suo braccio santo l'hanno reso vittorioso".


Come molti salmi di lode, anche il 98 inizia con un'imperativa chiamata alla lode seguita dal motivo per il quale lodare il Signore.

Il salmista invita il popolo a lodare il Signore con il canto poiché ha fatto cose straordinarie, mostrando la sua fedeltà ad Israele e rivelando la sua giustizia nel mondo.

Non sappiamo quali siano le meraviglie e le liberazioni che questo salmo intende celebrare. Il salmista non lo dice, piuttosto si concentra sul fatto che il Signore agisce con benignità e fedeltà operando la salvezza del suo popolo, una salvezza che non riguarda solo il passato.

Il popolo, quindi, non può limitarsi a cantare per le "meraviglie" storiche del passato, come l'Esodo, il salvataggio di Gerusalemme dall'esercito assiro o il ritorno dall'esilio. Israele, infatti, continua a sperimentare il suo Dio come il salvatore che interviene continuamente in suo favore, con interventi che trascendono ogni attesa umana e che aprono nuove possibilità; per questo il salmista chiede che si canti un “canto nuovo”.

È necessario che si intoni un “canto nuovo” adatto a celebrare la nuova situazione; non si tratta semplicemente di comporre qualcosa di inedito, significa soprattutto riconoscere che l’azione di Dio non si perde nel ricordo della storia ma che accade nell’oggi della fede, e a questo agire di Dio, che è sempre nuovo, deve corrispondere una lode sempre nuova.

Anche noi, dunque, accogliendo l’esortazione del salmista, siamo chiamati a intonare una lode sempre nuova, per riconoscere che Dio non lo incontri solo nei racconti del passato, ma puoi incontrarlo nella quotidianità dei tuoi giorni e manifestargli, per questo, tutta la tua gratitudine.