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di Fabio Traversari

«Pietro disse: “Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!”. Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte”»

“Che cosa ci fa un gallo in cima al campanile, invece di esserci una croce?” mi chiese una volta un catecumeno.
In molte chiese in Germania sul tetto del campanile di una chiesa si trova proprio un gallo. Si tratta banalmente del segnavento. Ma io associo volentieri il gallo sul tetto di una chiesa a Pietro e alle parole che Gesù gli rivolge. 

Pietro ha promesso di restare sempre con Gesù, di seguirlo ovunque. Questo Pietro però, che aveva confessato Gesù come il figlio di Dio e la cui confessione di fede poteva essere la pietra sulla quale fondare la sua chiesa, lo rinnega ed afferma di non conoscerlo. Ha paura di ciò che potrebbe accadere dopo il suo arresto.

Pietro, uno dei primi discepoli di Gesù, è proprio uno come noi, con i suoi desideri ed obbiettivi, che ancora non riesce a raggiungere. Un uomo proprio come noi che conosce anche la paura ed il dubbio. Vuole seguire Gesù, ma non è perfetto. Pietro è un uomo infedele nei confronti del suo Signore, che sperimenta però nella sua infedeltà, la fedeltà di Dio. Pietro è chiamato ed amato da Gesù anche se ha fatto degli errori. Proprio questo Pietro verrà designato da Gesù risorto come il pastore delle sue pecore. 

Mi sembra un simbolo importante, anche se si tratta spesso solo del segnavento, che su alcune chiese ci sia in cima un gallo. Questo gallo mi ricorda che ogni cristiano ed ogni cristiana è come Pietro, pauroso e peccatore, ma che può fare affidamento sempre e solo alla grazia di Dio. Mi ricorda che nonostante tutto siamo chiamati da Gesù così come noi siamo, con tutti i nostri limiti.