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di Susi De Angelis

«Grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l'Aurora dall'alto ci visiterà» (Luca 1,-78)

Quando arriva finalmente il sole dopo una notte troppo lunga, fatta di incubi o di insonnia, prima di tutto, prima che i sogni si tramutano in coscienza, il sole viene annunciato dall’aurora. Certo l’aurora non è ancora il sole pieno, non è ancora neanche l’alba, eppure è la promessa, l’anticipo, la caparra del nuovo giorno, non ci sono più timori, ansie, il giorno è una certezza ed è un nuovo giorno, un nuovo inizio.

Così inizia l’Evangelo, con la tenue e fragile immagine di un’aurora, promessa dell’avvento di una nuova luce, del tutto speciale. Questa è la luce che decide di venire a vivere nelle tenebre e, in queste, brilla definitivamente al punto da rischiarare ogni cosa. La luce decide di prendere dimora proprio nella parte più oscura della nostra vita. L’Evangelo è la luce di Dio che rompe ogni muro, abbatte ogni porta chiusa dal dolore o dalla paura, è la luce che fa sorgere in ogni uomo e in ogni donna la certezza della speranza.
L’Evangelo è la luce che cercavamo mentre ancora era notte. L’aurora tornerà dopo la notte, e questa aurora evangelica è Gesù che porta al mondo la luce che ogni colpa aveva spento e che ogni dolore aveva oscurato. Ecco la speranza che non può cedere all’ansia, ecco la parola che mancava, la parola della grazia di Dio, la parola della resurrezione pronunciata da Dio sopra la morte.

L’Aurora dall’alto verrà ancora a farci visita e saremo illuminati dall’amore di Dio in Cristo Gesù. Ecco la buona notizia, ecco l’Evangelo.