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di Emanuele Fiume

«Dio, il Signore, è sole e scudo»

La Riforma protestante è stata certa su due cose, sulle quali noi molto spesso siamo incerti. Che Dio, il Signore, sia sole, sia luminoso, sia caldo e sia chiaro. Illuminava e scaldava una umanità al buio e al freddo. E difendeva la sua verità, la sua chiesa, il suo mondo da chiunque volesse usurpare il suo potere e comandare sulle coscienze. Sole e scudo, dunque. Perché? Che bisogno sentiamo di essere illuminati e difesi? Abbiamo superato la fase infantile dell’umanità, sappiamo badare a noi stessi, sappiamo quello che vogliamo e lo facciamo anche… sappiamo di non voler sapere quello che non ci serve… siamo liberi? No, siamo selvatici. Un’umanità urbana, metropolitana, rinselvatichita. Sono libero di passare col rosso, di parcheggiare in seconda fila e di intimidire chi giustamente protesta. Ma mi sento meglio, mi sento più libero, con più possibilità di chi ha vissuto prima di me, e di ascoltare queste cose non ho bisogno…

Dio, il Signore, è sole e scudo. Con la Riforma protestante Dio, il Padre di Gesù Cristo, si è rivelato come sole dopo le nebbie e le nubi; e scudo, cioè protezione che salva la vita e non oggetto da museo. Se pensiamo che l’impatto di questa straordinaria rivelazione nel XVI secolo sia dipesa dall’attesa, dal desiderio, dal senso religioso della cristianità occidentale, ci sbagliamo. Perché la Riforma protestante è un regalo di Dio. Dio illumina e difende di più, si fa conoscere e protegge più chiaramente. Non cambiamo ambiente, non cambiamo chiesa, ma passiamo dal buio alla luce.

La fede della Riforma (e della Bibbia) comincia con l’aprire occhi, e ancora prima, con l’aprire le orecchie. Ma non “ascolta tu, guarda tu!”. Anche, ma soprattutto: “Ascolta, mondo, guarda, mondo!” C’è un mondo di gente, di anime attorno a noi di cui noi portiamo la responsabilità. E la Riforma ha predicato, ha insegnato, ha alfabetizzato nella fede, ha discepolato i popoli. I popoli, non un po’ di bravi e volenterosi singoli. Dio, il Signore, è sole e scudo. La rivelazione chiara e certa della sua verità e la sua opera di salvezza non appartengono al leader, o alla chiesa, o alla ricerca del singolo, per quanto onesta. La rivelazione della sua verità e la salvezza appartengono a Dio solo. Scrive Calvino all’imperatore Carlo V: “«La riforma della Chiesa è opera di Dio, ed è altrettanto indipendente dalla speranza e dal pensiero dell’uomo quanto lo è la risurrezione dei morti o un altro miracolo di questa fatta. Sicché, quanto alla possibilità di fare qualcosa a tale scopo, non bisogna attendere che si manifesti la buona volontà della gente o che mutino le situazioni, ma bisogna farsi strada attraverso la disperazione. Dio vuole che il suo Vangelo sia predicato. Ubbidiamo a quest’ordine, andiamo dov’egli ci chiama! Il risultato è cosa che non deve preoccuparci».