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di Marco Gisola

«Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede»

Il termine “vittoria” può farci cadere facilmente nel trionfalismo: ho vinto, abbiamo vinto e quindi, se abbiamo vinto, significa che siamo migliori di quelli che non hanno vinto, ma hanno perso. Ma non è certo questo il senso di questa affermazione dell’autore delle lettere di Giovanni. Intanto, non abbiamo vinto noi, bensì la nostra fede; e la nostra fede – per usare un gioco di parole – non è “nostra”, ma è un dono di Dio, non è qualcosa che ci siamo guadagnati o conquistati, ma è un dono della grazia di Dio. La nostra fede non è una nostra virtù, la nostra fede è fiducia nel Dio che ci è venuto incontro in Gesù Cristo, è una relazione che Lui ha voluto e creato, una relazione fondata sulla fedeltà di Dio, che rimane fedele nonostante le nostre tante infedeltà, dovute alle nostre colpe e alle nostre paure. Non siamo dunque migliori di nessuno, siamo semplicemente amati da Dio, in Gesù Cristo.

È dunque Dio che ha vinto. E chi ha perso? In questa affermazione lo sconfitto è “il mondo”. Il termine “mondo” nel Nuovo Testamento può avere due significati: a volte è sinonimo di umanità (“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”, Giovanni 3,16), altre volte indica invece chi è ostile a Dio e al suo progetto, come in questo caso. Il “mondo” in questa frase rappresenta il male, le forze ostili che – per esempio – si sono opposte a Gesù e lo hanno mandato a morire sulla croce. Ma i due significati del termine “mondo” non dividono l’umanità in due parti una buona e una cattiva, ma attraversano ciascuno/a di noi. 

Tutto ciò che genera dolore, ingiustizia, discriminazione, violenza e morte è stato sconfitto in Cristo. Tutto ciò che separa gli esseri umani da Dio e gli uni dagli altri è stato sconfitto. Questa è la vittoria di Dio. Non siamo noi che abbiamo vinto, ma è Dio che ha vinto il male per noi. 

E perché allora è detto che la “fede” è la vittoria? Perché la vittoria di Dio sul male si può solo credere e si può solo vivere per fede. Ma per fede si può vivere, non nel trionfalismo, bensì nella gioia, nella condivisione, nella speranza e nella resistenza al male che è dentro e fuori di noi, che opera ancora ma non vincerà, perché ha vinto Dio.