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di Marco Gisola

«Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici»

Colui o colei che pronuncia questa preghiera invita se stesso/a a benedire il Signore e a non dimenticare ciò che di bene Egli fa per noi. Abbiamo bisogno di essere esortati alla preghiera, alla relazione con Dio e soprattutto abbiamo bisogno di essere esortati alla gratitudine. “Benedire” in questo caso significa proprio lodare, ringraziare il Signore per tutto ciò che ha fatto e che fa per noi. 

È infatti molto facile dimenticare Dio, cioè metterlo da parte, vivere come se non c’entrasse nulla con la nostra vita, trascurare l’ascolto della sua Parola. Dimenticare Dio è vivere come se tutto ci fosse dovuto anziché donato, come se non avessimo bisogno di perdono, come se non avessimo bisogno di essere continuamente istruiti e guidati dalla sua Parola a “cercare prima il regno e la giustizia di Dio” (Matteo 6,33), anziché inseguire soltanto il nostro bene. Ma dimenticare Dio è anche vivere come se non ci fosse alcuna speranza, come se l’ingiustizia e la sopraffazione avessero l’ultima parola, come se non avessimo bisogno di essere continuamente anche consolati dalla sua Parola e resi certi della sua grazia che libera e chiama a una vita nuova, riconciliata con Dio e al servizio della riconciliazione tra gli esseri umani.

Benedire e non dimenticare, cioè essere grati a Dio per i suoi doni e vivere alla sua presenza ogni giorno della nostra vita come discepoli e discepole alla sequela del Signore Gesù Cristo, nell’ascolto del suo evangelo liberante e esigente. In un solo versetto di un salmo troviamo un grande insegnamento di umiltà, di gratitudine e di speranza, in una parola: di fede.