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di Giuseppina Bagnato

«"Perciò, ecco, i giorni vengono", dice il Signore, "in cui non si dirà più: 'Per la vita del Signore che ha fatto uscire la casa d’Israele dal paese d' Egitto', ma molto più: 'Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto il seme della casa d'Israele dalla terra del settentrione, e da tutte le altre terre dove erano dispersi lì ed essi abiteranno nella loro terra' "».

L’oracolo del Signore è rivolto a un seme che è destinato a germogliare. Dopo gli anni dell’esilio in Babilonia, Iddio promette che il ricordo della Sua Presenza in mezzo ai popoli non sarà più legato a un popolo punito per il perdurare della propria indifferenza e complicità al male, ma al suo riscatto, operato da un Dio che salva e riconduce ad una terra fertile. È nella terra fertile - da sempre promessa - che il residuo di quegli esiliati dovrà impegnarsi ad abitare e far germogliare il seme della giustizia.

Questo brano unisce senso di responsabilità a impegno per la conversione. Il passato non è cancellato, rimane iscritto nella memoria, ma è rinnovato nella possibilità di ristrutturare il cammino delle generazioni attuali in una direzione opposta. Se il linguaggio biblico del Primo Testamento parla del settentrione simbolicamente come luogo da cui proviene il male, ora chiunque sia stato redento deve riposizionare la propria bussola e puntarla nella direzione opposta. Iddio ridisegna le nostre geografie: chiama a raccolta il popolo dei credenti da ogni luogo in cui era disperso e lo invita a riprendere in mano il progetto di una terra fertile, creata per essere abitata e resa un giardino al servizio del suo Creatore.

Possiamo ripensare a ieri, all’oggi e al domani come assenza oppure come fasi di un tempo vissuto con un Dio che rimane fedele al suo progetto di amore educante. In quest’ottica la terra di appartenenza non conta molto. Adonai non si appellò mai al cuore di un popolo che voleva più potente di altri; Iddio ricercava la fedeltà alla sua Legge di Giustizia e Misericordia e tale il popolo poteva essere anche sotto i babilonesi.

L’identità della vocazione di Dio non può essere dispersa: ecco cosa ci dice la profezia. Il ricondurre è principalmente ricondurre a Dio, che promette di essere fedele. Geremia si fa portatore di un grido di popolo a cui però annuncia il bisogno di consapevolezza dei propri errori. Solo così, potrà gustare il vero annuncio di gioia del Dio che riconduce.

Questa profezia parla di giorni in cui pensare al nostro rapporto con Dio e con la storia non come presenza sporadica e lontana, ma come una testimonianza del suo intervento nelle nostre vite e nella nostra storia. Quei giorni non devono necessariamente essere lontani.

Quei giorni potrebbero già essere presenti, potrebbero essere già oggi, potrebbero già essere stati da sempre.