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di Mauro Pons

«Giovanni (...) predicava, dicendo: “Dopo di me viene colui che è più forte di me, del quale io non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi ho battezzato con acqua, ma lui vi battezzerà con lo Spirito santo”»

Giovanni, il Battezzatore, è l’ultimo profeta della tradizione biblica, che annuncia l’avvento del Messia. Ma, nella versione degli evangeli sinottici, lo riconosce in Gesù, lo accoglie con il segno del “suo” battesimo, pur, sottolineandone la superiorità della sua potenza.
Anche il “nostro dopo” si pone sostanzialmente in linea con la convinzione del profeta, che il “dopo di Gesù” avrebbe rivelato la potenza dello Spirito di Dio. Infatti, il tempo dell’avvento si colloca sulla scia del tempo del Risorto: il primo ha il suo significato solo grazie al secondo, il ricordo della nascita di Gesù si pone dopo la sua risurrezione nella predicazione dell’Evangelo, perché la morte e la risurrezione di Gesù pone in una luce inequivocabile anche la sua nascita.

Questa lettura dell’avvento ci dice molto anche su dove siamo chiamati a cercare l’incontro con il Dio di Gesù Cristo: non in una chiesa, non nella dimensione sacramentale, non nella riproposizione di una dimensione liturgica, non in una proposta di spiritualità, perché ciò che è veramente importante, primario, è il Gesù dell’Evangelo. E’ l’annuncio della grazia di Dio in Gesù, che apre di fronte a noi la possibilità di aprirsi alla salvezza che cerchiamo, è la disponibilità ad accogliere il dono dello Spirito santo che conta, non l’adorazione di un “fanciullo”. La fede non è mai scontata, non è mai posseduta per sempre: essa è suscitata in continuazione dalla forza dello Spirito. Questo ci dice il tempo dell’avvento.