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di Davide Rostan

«Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti»

Questa esortazione alla mutua confessione coglie noi protestanti, storicamente ostili al confessionale con il suo carattere clericale e di obbligatorietà, in qualche modo impreparati. Evocare il peccato in maniera generica in modo individuale o collettivo pone il rischio che questo rimanga come un peso sulla coscienza del credente.

Mostrarsi senza veli gli uni agli altri, mettendo la confessione in relazione con la preghiera di intercessione, ci richiama al senso di una comunità dello spirito nella quale questo possa avvenire. Chi si mostra all’altro senza maschere deve poter contare sulla sua preghiera così come chi raccoglie la confessione ha il dovere di pregare per l’altro.

Ognuno di noi, e non necessariamente il ministro di culto, può trovarsi secondo Giacomo di volta in volta in entrambi i ruoli. Confessarsi comporta fiducia, sincerità, riservatezza, umiltà e rispetto. Laddove questo avviene la confessione e la preghiera con tutto il suo potere liberante è possibile.  In virtù di un perdono, che in Cristo è annunciato a tutti e a tutte, questo dono fa parte di ciò è possibile nelle nostre chiese e per questo Giacomo ce ne ricorda l’importanza esortandoci. Un modo dunque oggi per ricordare il senso della comunità nuova che nasce in Cristo e di cui noi siamo chiamati a dare testimonianza.