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di Giuseppe Ficara

«Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene».

L’apostolo Paolo affronta il problema del male invitando i suoi lettori ad agire in modo costruttivo, fuggendo dalla logica di “occhio per occhio e dente per dente”, ci propone una logica nonviolenta.
«Non rendete male per male»: qui ci è tolta la spada vendicatrice dalle nostre mani per cedere il posto a Dio che, con la sua misericordia, può trasformare il nemico in amico; nella lotta contro il male non siamo autorizzati ad adottare la stessa logica del male, ma neppure a restare passivi, piuttosto a impegnarci a fare il bene. Il male non si sconfigge tenendosi alla larga da esso, ma contrapponendosi ad esso facendo il bene.

Ciò vale per le realtà di conflitto, di guerra, di lotta alla mafia, alla corruzione, per la legalità, ecc. Solo il bene può determinare un cambiamento che apre squarci di speranza all’umanità.
Perciò il Mahatma Gandhi poteva sostenere che la più alta forma di violenza è l’indifferenza. L’apostolo, dunque, dichiara che il male si ostacola con una forte e attiva presenza di contrasto per il quale ogni credente è chiamato a impegnarsi per costruire condivisione, solidarietà, per gettare dei ponti, creare accoglienza e diventare luogo di annuncio per il quale l’oppresso può essere liberato ed essere restituito alla speranza.

Vincere il male con il bene” non è una capacità che ritroviamo in noi, ma è l’opera che Dio stesso intende compiere attraverso il nostro agire nel quale è Dio stesso che agisce efficacemente in noi per il bene di tutti.