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di Davide Rostan

«Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato.»

Dal quarto comandamento impariamo che lo Shabbat è un’alternativa all’ansia aggressiva che permea la cultura del regno del Faraone. Lo Shabbat non riguarda in primo luogo il culto, cosi come lo intendiamo comunemente, bensì la possibilità di sottrarre un tempo al lavoro e al sistema ansiogeno del Faraone. Lo schiavo, cosi come il Faraone non hanno un giorno libero, lo Shabbat diventa invece il segno della liberazione, della rottura definitiva di quel sistema e del rifiuto di lasciare che la propria vita venga definita dalla produzione. Persino nel mezzo del deserto, dove non c’è pane avanzato, Israele viene messo da Dio nella condizione di poter celebrare lo Shabbat procurando al suo popolo manna in doppia razione il giorno prima.

Dio vuole che noi investiamo delle energie, nel riposo, nella socialità, nel mangiare insieme, nel pensiero, nel fare festa e nel raccontare storie. Dio non vuole che il suo popolo venga definito solo in base al suo essere produttivo. Ovviamente, come oggi alcuni lavoreranno anche di sabato per portarsi avanti nella corsa per il possesso, altri imporrano contratti e leggi sempre più severi che restringono questo spazio di libertà.

Ma al Sinai l’umanità ha imparato, una volta e per sempre, che c’è un modo diverso, accettabile, per organizzare la vita sociale che prescinde dal principio della corsa dei topi in gabbia. Il sogno di un mondo della sazietà per tutta l’umanità, dove ci si può fermare, comincia a farsi spazio e a contrapporsi a quello del Faraone. Coloro che hanno ricevuto l’abbondanza e la liberazione da Dio sono ora capaci di dare una nuova  direzione alle proprie forze distogliendole dall’ansia colma di paura per la mancanza e possono investirle nella costruzione di una nuova socialità.