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di Ruggero Marchetti

«Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile».

Come spesso nel passato, anche oggi molti vedono i credenti come persone deboli, incapaci di vivere senza un punto di appoggio che trovano in un Dio, che è allora solo il frutto del loro bisogno di essere assistiti. 

Credo che noi cristiani siamo stati e siamo i primi responsabili di questa visione delle cose. È stata ed è ancora, per tanti credenti impegnati nell’evangelizzazione, una tentazione naturale avvicinarsi a chi è in difficoltà e si sente scoraggiato, ferito dalla vita e privo di fiducia in se stesso, per battergli una mano sulla spalla e proporgli la fede come  una salvagente a cui aggrapparsi per non affondare definitivamente. 

Non può e non dev’essere così. A chi è ferito non bisogna più presentare il cristianesimo come un sorta di rifugio. L’annuncio dell’Evangelo deve invece, restituire a chi l’ha  persa sotto i colpi della vita la consapevolezza della sua grandezza di figlio e figlia del Dio di Gesù Cristo, un figlio ed una figlia sempre amati e mai dimenticati. Sì, si deve prendere l’essere umano per quello che ha di grande e forte, e non per quello che ha di debole e di fragile, affinché recuperi la fiducia e così esca dal suo essere incurvato su se stesso per impegnarsi per un mondo migliore già qui su questa terra, in questa società. Le prospettive infinite del Regno di Dio il cui annuncio è al cuore della predicazione cristiana non saranno allora una strada verso l’evasione dalla vita, ma al contrario una dimensione nuova data alla vita.

La grazia di Cristo che l’Evangelo promette a chi è scoraggiato non è allora un soccorso che lo dispensi da una parte del suo lavoro e gli permetta di svolgere più comodamente e con meno pretese il compito che gli è affidato, ma gli consentirà di adempiere a uno sforzo più grande, da vero “atleta cristiano”! 

La grazia è certo un dono, ma è anche una chiamata a un impegno molto serio, a vivere “al cento per cento”. È uno dei tanti paradossi cristiani...