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di Eugenio Bernardini

«Il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate» (Matteo 6,8)

In questa quinta domenica dopo Pasqua – chiamata Rogate (Pregate) nell’antica liturgia cristiana – troviamo queste parole di Gesù che introducono il suo insegnamento del Padre nostro. Domanda: se Dio, il nostro Padre celeste, sa già tutto di noi, perché pregare? E perché pregare con la preghiera che Gesù insegna? Non sarebbe meglio risparmiare tempo e fiato? Effettivamente, molte persone, forse anche tra noi, pensano che pregare sia tempo sprecato, tanto, se Dio c'è, vuoi che non sappia le cose di cui abbiamo bisogno? Certo che lo sa, lo dice anche Gesù. Ma noi lo sappiamo? Noi conosciamo le cose di cui abbiamo veramente bisogno e sappiamo come chiederle?

Forse no. Perciò, con questa preghiera, Gesù ci ricorda quello di cui abbiamo veramente bisogno e che possiamo e dobbiamo chiedere al “Padre nostro”, distogliendo la nostra attenzione da ciò che non è veramente essenziale e su cui probabilmente ci affanniamo troppo. E ce lo ricorda tutte le volte che ripetiamo questa preghiera, perché ripetutamente noi caschiamo nei nostri errori e ripetutamente abbiamo bisogno di essere rialzati e avviati per la strada giusta, che è quella della ricerca di ciò che dà valore e senso alla vita, alla nostra e a quella degli altri. Il pane per esempio, la giustizia e la misericordia, il perdono e la riconciliazione, la salute della mente e del corpo, la reciprocità e socialità fraterne e solidali. Troviamo tutto questo nelle poche frasi del Padre nostro, senza chiacchiere inutili e ripetitive.

E infine, facciamoci la stessa domanda che si fece uno dei più grandi teologi protestanti del Novecento, Karl Barth: “Può uno continuare seriamente a pregare senza compiere il lavoro corrispondente? Possiamo noi chiedere a Dio qualcosa che nello stesso momento non siamo determinati e preparati a portare avanti nei limiti delle nostre responsabilità?”. Era il 1938 e Barth si interrogava sulla responsabilità dei cristiani di fronte al crescere del nazionalismo che avrebbe portato alla guerra ma che aveva già schierato tutto il suo arsenale di odio contro gli oppositori politici e contro chi attentava alla “purezza della razza”. Lo stesso interrogativo, però, vale per ogni questione che in preghiera poniamo nelle mani di Dio: possiamo chiedere a Dio qualcosa per cui noi non siamo disposti a impegnarci?