I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

di Giuseppe Platone

«Alzo gli occhi verso i monti... da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto vien dal Signore che ha fatto il cielo e la terra. Egli non permetterà che il tuo piede vacilli; colui che ti protegge non sonnecchierà» (Salmo 121: 1-3)

Tempo di vacanze e, per alcuni, di escursioni in montagna. Riflettevo sul fatto che, pur con modalità diverse, da sempre la montagna ha simbolicamente rappresentato, nelle religioni, la vicinanza con la divinità. Salire in montagna può anche essere vissuto come un salire a Dio.

Nella cosmologia antica si riteneva che la montagna sostenesse la volta celeste. Era al centro dell’asse del mondo. Avvicinandosi alla cupola, in alto, si poteva raggiungere il luogo privilegiato dell’incontro o della sfida nei confronti di Dio. 

Dall’antico Olimpo sede degli dei, al monte Graham sacro per gli indiani d’America, al Giappone dove alcuni vulcani sono considerati sedi di divinità e via elencando, sono numerose le montagne considerate sacre. Un fenomeno che, in qualche modo, tocca anche noi in Italia. Qui dove mi trovo, nelle Valli valdesi (Alpi Cozie), su quasi tutte le vette che circondano le valli Pellice e Germanasca si trovano croci o madonne, per non dire di cappelle o targhe votive. Installate nel corso degli anni, sono per la stragrande maggioranza espressioni della spiritualità cattolica.

Ma ci sono eccezioni: alle pendici della vetta del monte Granero (oltre 3000 metri di altitudine) si può trovare una lapide a forma di libro aperto, che ricorda la Bibbia, riportante la parola del profeta Isaia (26,4): «Confidate in perpetuo in Dio, poiché Dio è la roccia dei secoli». Sulla lapide campeggia il simbolo della Chiesa valdese. Queste parole, capaci di desacralizzare un luogo ritenuto più vicino a Dio di un altro, costituisce il miglior commento alle parole del Salmo da cui siamo partiti. Come dire che l’aiuto di cui hai veramente bisogno e che stai affannosamente cercando non viene dalle divinità che risiedono sulle cime dei monti e neppure dalla tua capacità di salire verso l’alto per incontrare il «Signore delle cime»…

La Bibbia non propone il culto dei luoghi,  perché Cristo può essere adorato in ogni luogo in spirito e verità. È anche vero che taluni luoghi possono sprigionare una forte valenza simbolica, ma pretendere di sacralizzarli è un atteggiamento idolatrico. Nessun luogo od oggetto, per quanto suggestivo, può prendere il posto che spetta nella nostra vita alla parola di Dio. È questa stessa Parola che demitizza le pretese di sacralità, non alimenta l’idolatria dei luoghi e dei suoi simulacri ma ci ri-orienta sempre e di nuovo sul Cristo. Egli, invitandoci ad amare con spirito di riconoscenza la creazione, con tutte le sue bellezze e contraddizioni, ci rivela che ciò che cerchiamo altrove è più vicino di quanto possiamo pensare.