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di Luca Baratto

«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale»

Il culto cristiano ha a che fare con la vita intera. Non solo con un pezzetto d’esistenza, non solo con quei momenti che passiamo in chiesa, non solo con liturgie e riti: si rende lode a Dio con l’intera nostra esistenza. E’ quanto ci dice l’apostolo Paolo all’inizio del capitolo 12 della sua lettera ai credenti di Roma. “Presentate i vostri corpi in sacrificio vivente a Dio – si legge nel testo -; questo è il vostro culto spirituale”.

Nella Bibbia con il termine corpo si intende l’intera persona, tutto il suo essere, tutta la sua vita: la lode di Dio non si può limitare e imbrigliare in riti e liturgie formali – certo, è anche questo, ma se fosse solo questo sarebbe troppo poco. E’ tutta la nostra esistenza che deve lodare Dio: i nostri affetti, il nostro lavoro, il sapersi sostenere gli uni le altre, il nostro senso di giustizia.

E’ in tutto questo che esprimiamo la nostra lode, il nostro culto a Dio. Ce lo insegna Gesù: non basta dire “Signore, Signore” in riti vuoti e formali, senza passione e senso di giustizia, per rendere lode a Dio. E’ nel dare da mangiare agli affamati e da bere agli assettati, dare ospitalità allo straniero, vestire gli ignudi e visitare i prigionieri, che si rende il vero culto spirituale a Dio.