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di Marco Gisola

«Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!»

Queste parole dell’apostolo Paolo arrivano al culmine di un discorso molto bello e profondo sulla riconciliazione. Paolo nel capitolo precedente parla dell’evento centrale della fede cristiana, ovvero la morte e resurrezione di Cristo, usando la parola riconciliazione: “Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo” (5,19) ed era arrivato a esortare con forza i cristiani di Corinto a essere “riconciliati con Dio” (5,20). Riconciliazione è un modo molto bello ed efficace per parlare dell’opera che Dio ha compiuto in Cristo: mandando suo Figlio nel mondo, Dio ha voluto riconciliarci con lui, ha voluto eliminare la distanza che noi sempre mettiamo tra lui e la nostra vita e arriva persino a chiamarci ministri (cioè servi) della riconciliazione (5,18).

Questo è accaduto molto tempo fa; per i cristiani di Corinto erano passati pochi decenni, per noi quasi due millenni, ma è comunque un evento del passato. Eppure “ora” è il tempo favorevole, “ora” è il giorno della salvezza. Ora la buona notizia ti raggiunge per trasformare la tua vita; ora ti è data la possibilità della conversione, cioè del ritornare a Dio; ora Dio ti vuole incontrare nell’annuncio dell’Evangelo della riconciliazione e nell’amore del prossimo. 

Questo “ora” significa due cose: innanzitutto, che non ha senso rimandare l’incontro con l’Evangelo e con il prossimo che Dio ci dona; non ha senso rimandare a domani quella riconciliazione, quella gioia e quella speranza che Dio ci vuole dare oggi in Cristo. Ma significa anche che non è mai troppo tardi, che, se non abbiamo colto ieri questa occasione di riconciliazione e di gioia, questa occasione c’è anche oggi, perché Dio non si stanca di continuare a offrircela, nella sua infinita misericordia.