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di Paolo Ribet

«Il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua

Il profeta Geremia usa una immagine molto efficace, che sarà utilizzata anche da Gesù: Israele ha lasciato Dio, la fonte di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’acqua. Egli ci invita dunque a lasciare la religiosità stantia per la freschezza della fede animata dallo Spirito. Siamo chiamati a vivere l’evangelo della grazia di Dio, diventando testimoni e portatori nel mondo in cui siamo immersi di quell’amore che in Cristo abbiamo ricevuto abbondantemente.

Geremia predicava 2500 anni fa, ma anche nel nostro tempo pensiamo che sia più saggio seguire le politiche umane che hanno dato così misera prova di sé, invece di assaporare la realtà liberante della grazia di Dio. Quante volte abbiamo lasciato la freschezza del messaggio di Dio per tornare alle acque fetide delle cisterne!

Possiamo fare alcuni esempi:

  • La violenza nei rapporti umani – quante guerre ci sono state da quando è cessata “l’ultima guerra”? Un uomo politico, nel 1918 disse: «Questa è stata l’ultima guerra, come lo sarà anche la prossima ...». Era una boutade, ma conteneva una grande verità.
  • L’ingiustizia e la rapacità – la corruzione e gli scandali pressoché quotidiani dicono quanto sia radicato il malessere che inquina la nostra società.
  • La violenza sulle donne – la parola “femminicidio”, nella sua durezza, sembra essere stata dimenticata, ma è purtroppo una realtà che non accenna a estinguersi.

Sono tutti segnali del fatto che l’essere umano preferisce abbeverarsi alle acque stagnanti e malsane delle cisterne. Di fronte a questo, però, non deve cessare la proclamazione della novità e della freschezza dell’acqua di sorgente rappresentata dalla grazia di Dio. Questa è la nostra sfida.