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di Fulvio Ferrario

«O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?»

Il messaggio centrale indicato dal versetto di Michea, e dai testi che Un giorno, una parola gli collega in questa 21a settimana dopo Pentecoste, potrebbe essere riassunto così: la volontà di Dio non è un «problema», una «domanda aperta» e nemmeno una «pista di riflessione»; essa è semplice e chiara, la difficoltà non consiste nel comprenderla, bensì nel metterla in pratica.

Quello che risulta oscuro, a questo punto, è come mai le chiese (in particolare alcune, come quella che pubblica queste note sul proprio sito) si interroghino in modo così intenso e complesso su quello che il Signore chiede «qui e ora». Michea indica giustizia, misericordia e umiltà: il contenuto specifico di tali virtù, poi, è segnalato in molti testi biblici, ai quali ci si può e ci si deve orientare.

Non credo sia saggio liquidare immediatamente un simile atteggiamento come semplicistico, legalista o «fondamentalista». Esiste, in effetti, la tentazione di enfatizzare a dismisura l'aspetto problematico della volontà di Dio, col risultato che la chiesa, anziché «camminare umilmente» con il suo Signore resta seduta, perché dovrebbe «riflettere». Il 90% per cento di quello che Dio ci chiede ogni giorno, come singoli, singole e comunità, è sostanzialmente chiaro e la Scrittura ci invita a individuarlo, non solo mediante i singoli versetti, ma proponendo la figura di Gesù come criterio di riflessione e di azione. Lui è la giustizia, la misericordia e l'umiltà nel cammino con Dio. 

Poi ci sono le situazioni meno semplici, dove in effetti almeno la lettera della Scrittura non appare sufficientemente chiarificatrice. Naturalmente è necessario chiedersi, ogni volta, se è proprio così, oppure se siamo noi complicare ciò che è semplice per sfuggire alla conversione. Non siamo i primi a trovarci in tale situazione, già gli autori neotestamentari hanno dovuto interpretare le parole di Gesù, comprese quelle che la liturgia suggerisce per la predicazione di domenica 18 ottobre. E' un compito che spetta all'intera comunità, nelle sue varie espressioni. Lo Spirito santo non offre «garanzie» (parola pericolosissima nel vocabolario cristiano), bensì qualcosa di più: la sua promessa di non lasciare sola la chiesa nel compito del discernimento. Camminare umilmente con Dio significa anche questo: sapere che possono anche sopravvenire dubbi e incertezze, che censurarli mediante proclami tanto solenni quanto frettolosi non è saggio e che Dio accompagna i suoi anche nelle interrogazioni, le quali, nel tempo opportuno, troveranno le loro risposte.