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Selezione delle decisioni sinodali

n. 21ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI
  Il Sinodo, premesso che

- la fedeltà alla Parola e la coscienza civile impongono il rispetto delle persone, la difesa dei loro diritti, la libertà di autodeterminarsi, senza discriminazione di età, di genere, di credo indipendentemente dalla condizione di autonomia nella quale si trovano;
- storicamente le chiese valdesi e metodiste hanno avuto a cuore la tutela e la cura delle persone anziane e si sono fatte promotrici di molte iniziative in diverse parti d’Italia;

visto che

- le carenze di servizi di sostegno agli anziani non autosufficienti e alle loro famiglie, anche a causa dell’aumento della popolazione anziana dovuta all'innalzamento dell'età media, colpiscono in modo diretto e forte sia le fasce economicamente deboli che la classe media;

preso atto

- che sono decenni che si attende una riforma strutturale del sistema che consenta al nostro Paese di allinearsi ai livelli di assistenza proposti dai maggiori Paesi europei;
- che la CSD ha collaborato con il “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza” per la predisposizione di un testo di riforma del settore;

auspica

- che il nuovo Parlamento eletto garantisca un rapido iter di approvazione della legge delega di riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti che superi l’attuale frammentazione delle risposte tra servizi sanitari e servizi sociali, assicurando equità nelle varie Regioni e garantendo l’offerta di prestazioni e servizi di qualità, in un percorso assistenziale integrato fra sociale e sanitario;
- che l’insieme degli interventi a titolarità pubblica destinati agli anziani non autosufficienti in Italia (domiciliari, soluzioni abitative di servizio, semi-residenziali, residenziali) sia opportunamente finanziato grazie ad un incremento delle risorse dedicate, in linea con le percentuali di spesa analoghe ad altri Paesi europei;

invita

la CSD a continuare a collaborare alla definizione della riforma proposta dal “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza”.
n. 60DOCUMENTO SUL TEMA DEL LAVORO
  Il Sinodo approva il seguente documento sul tema del lavoro:

Il lavoro è, nella comprensione della fede evangelica, realtà fondamentale dell’esistenza umana in libertà e dignità. È anche elemento fondante della partecipazione democratica, come riconosciuto dalla Costituzione italiana.
È soggetto alla dimensione del peccato, ma è anche spazio che la signoria di Dio rivendica a se, rivolgendo la sua vocazione. Tale duplice condizione determina una sostanziale ambivalenza nella comprensione e nell’interpretazione del lavoro: esso può essere orizzonte di realizzazione e benedizione, o spazio di sfruttamento e maledizione. Il Nostro Signore, sulle strade, ai pozzi, sui bordi del mare, nei campi ne fece uno dei terreni sui quali incontrare le persone cui predicava, paradigma per raccontare il Regno. Preoccupati/e per le gravi conseguenze sociali e spirituali dell’attuale crisi del lavoro, che si manifesta nel nostro Paese in forme di cattiva occupazione (irregolare o poco garantita), crescita della precarietà, incremento del divario fra nord e sud, disuguaglianze fra uomini e donne e ritardo dei giovani nell’inserimento lavorativo - e, dunque, nel raggiungimento di un’autonomia economica e sociale -, individuiamo nella promozione di un più complessivo cambiamento culturale e di mentalità, prima ancora che normativo, il terreno di testimonianza sul quale impegnare anche le nostre chiese locali, le istituzioni e gli organismi ecclesiastici, ad ogni livello ed in ogni forma possibile, per contribuire ad affrontare tali emergenze lungo alcune direttrici fondamentali.

1. Non vi siano “lavoratori poveri”. Chiunque lavora deve poter vivere dignitosamente. Il riconoscimento di un salario minimo che consenta ad ogni lavoratore e ad ogni lavoratrice una vita dignitosa, non segnata dall’indigenza, è quindi un obiettivo di diritto che la nostra società dovrebbe perseguire con determinazione, mettendo in campo tutte le azioni che diminuiscano l’enorme disuguaglianza sociale che abbiamo ormai acquisito, anche attraverso una più equa distribuzione della fiscalità.
2. Si promuova un superamento della logica della frammentazione e privatizzazione dei trattamenti e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, che si manifesta tanto nello sfruttamento dei lavoratori autonomi senza accesso a diritti e tutele (Partite IVA, collaborazioni personali coordinate e continuative, etc.) quanto nell’abnorme allargamento della platea dei contratti nazionali di lavoro (oltre mille). Fenomeni, questi, che aprono spazi a sperequazioni e diseguaglianze molto forti fra persone che svolgono le stesse o simili funzioni e mansioni.
3. Sia favorita, con regole semplici ed unificate, la promozione e sperimentazione di meccanismi di garanzia di informazione trasparente e di partecipazione rispetto alle principali decisioni aziendali da parte non solo dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche dei fornitori e dell’intera comunità locale sulla quale ricadono le conseguenze delle scelte delle imprese, non solo economiche, ma anche sociali ed ambientali.
4. Siano promosse politiche del lavoro e migratorie che sappiano affrontare in modo coerente, sistemico ed umano la complessità dei fenomeni di mobilità delle persone fra i Paesi e all'interno del nostro, disciplinando adeguatamente il riconoscimento dei titoli, la mobilità pensionistica di ritorno, l’apertura di flussi, le stagionalità, i ricongiungimenti familiari; non dimenticando che il fenomeno migratorio ci interroga anzitutto sulla capacità della nostra società di accogliere, integrare, dare accesso ai diritti, anche attraverso l'accesso al lavoro.
5. Si accelerino i processi di transizione ecologica, vera sfida dei prossimi decenni, verso un futuro del lavoro che contribuisca ad uno sviluppo sostenibile e che rifiuti la mercificazione privatistica dell'ambiente.
6. Si accresca l’impegno concreto per garantire pari opportunità ed una effettiva parità di trattamento tra donne e uomini, anche favorendo una condivisione più equilibrata delle responsabilità familiari; un migliore equilibrio tra vita familiare e vita lavorativa; investimenti nell’economia dell’assistenza e della cura.
7. Si qualifichi l’impegno concreto ed efficace per la sicurezza sul lavoro e la lotta al lavoro nero, al lavoro grigio, allo sfruttamento del lavoro minorile, non affidandolo esclusivamente al rafforzamento (pure doveroso) dell’efficacia dei sistemi di controllo e sanzionatori, ma osando promuovere e favorire l’incontro dialettico ed un confronto sul campo fra le amministrazioni di controllo, le imprese e le rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici, che consentano di affrontare tempestivamente i problemi per mantenere o riportare il lavoro nel solco della legalità e del rispetto delle normative.
8. Si rafforzi l’investimento diretto a garantire a tutti e tutte un’effettiva accessibilità ad un’educazione e formazione di qualità, che, senza trascurare gli obiettivi di acquisizione di competenze specialistiche, salvaguardino il pieno conseguimento di solide competenze di base e di un’apertura mentale che permettano un approccio critico e positivo di fronte ai rapidi cambiamenti del contesto lavorativo, sociale, e ambientale.

“Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse” (Genesi 2,15). Se il Signore ha creato l'essere umano affinché questi si occupi della creazione, auspichiamo che il lavoro torni a essere luogo di espressione della vocazione, cura del mondo e di sé stessi, spazio di realizzazione e di servizio.
n. 66ELEZIONI POLITICHE
  Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, riunito a Torre Pellice, considerando che è la prima volta che le elezioni politiche si svolgono nel mese successivo al Sinodo, e preoccupato dalla tendenza alla radicalizzazione (che non è radicalità, ma è rifiuto del dialogo e delle posizioni dell’altro, visto solo come un nemico) desidera anzitutto:
- esprimere insieme una “preghiera per il bene della città” (Geremia 29) come preghiera per le elezioni, ben consapevoli del fatto che sia difficile dire quale sia specificamente il bene della città e che per questo esiste una dialettica tra partiti e idee;
- al contempo, desidera richiamare l’attenzione in particolare dei cristiani e delle cristiane sul fatto che la dialettica democratica non significa che ogni scelta sia ugualmente valida, ma anzi che la scelta debba nascere da un responsabile discernimento.
Inoltre, conscio che molte persone non votano perché non hanno cittadinanza, esprime la volontà di favorire un allargamento del diritto di cittadinanza, nella consapevolezza che le scelte personali ricadono anche su chi non ha (ancora) il diritto di scegliere.