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Nascita e primo sviluppo del movimento metodista nell’Inghilterra del 1700

John Wesley

Devono il loro nome allo scherno con cui veniva additato un piccolo gruppo di studenti di Oxford guidato dai fratelli Charles e John Wesley, che si riuniva per lo studio della Scrittura e l’esercizio della preghiera comune, cui si affiancava il soccorso ai poveri e l’assistenza spirituale ai carcerati e agli infermi con una scansione metodica e regolare delle attività. Oltre a guadagnarsi il nomignolo di metodisti, il gruppo venne ironicamente chiamato il Club dei santi. In breve tempo, John e Charles Wesley sarebbero divenuti gli iniziatori di un rinnovato modo di vivere la fede cristiana ed essere chiesa.

L’Inghilterra, uscita da uno dei suoi peggiori secoli di violenze civili e religiose, era alla vigilia della prima Rivoluzione industriale. La vita nelle periferie suburbane come nei centri rurali e carboniferi rivelava situazioni di diffusa miseria e profondo degrado; uomini, donne  e bambini erano sottoposti a condizioni schiavizzanti di lavoro e sfruttamento. In questo periodo di grandi trasformazioni economiche e sociali il panorama religioso era dominato dalla Chiesa anglicana di Stato, il cui corpo ecclesiastico viveva per lo più lontano dalle realtà arretrate delle diocesi e offriva prevalentemente una religiosità "formale" incapace di rispondere alle necessità spirituali più profonde: le parti più umili del popolo vivevano così vittime di ignoranza e superstizione.

In questo contesto, due dei figli del Rev. Samuel Wesley, Rettore della parrocchia di Epworth, educati secondo il rigorismo paterno e la pietà non conformista della madre Susanna, iniziano i loro studi ad Oxford. John Wesley (1703-1792) entra nel Christ Church College a 17 anni; tre anni dopo vi entra il fratello Charles (1707-1782). John ne uscirà docente al Lincoln College come Lettore di greco con cattedra di Teologia del Nuovo Testamento, conseguendo poi il "Master of Arts". Anche Charles conseguirà il titolo di "Master of Arts": entrambi saranno ordinati ecclesiastici della Chiesa d'Inghilterra. E’ negli anni di studio che si presenta il momento della crisi spirituale, con il problema centrale della realtà del peccato e della difficoltà di riconoscere qual è la via della salvezza.

Charles Wesley

Neppure l'impegno vissuto all'interno dell'Holy Club riuscì a rispondere pienamente all’aspirazione di un evangelo vissuto in modo autentico e a placare la loro ansia profonda. Accettarono perciò l’invito a partire per la Colonia della Georgia nell’America del Nord: John come missionario e Charles come segretario del Governatore e pastore degli emigrati. L’esperienza fu assai dura. Tristemente insoddisfatto, John ritornò in patria per primo e di lì a poco lo seguì Charles.

Riconoscimento della propria impotenza umana, rinuncia alla ricerca di una propria giustizia meritoria, intima sicurezza di essere giustificati in Cristo: questa è la scoperta che John fece la sera del 24 maggio 1738 ad Aldersgate,  ascoltando la lettura della introduzione di Lutero all’Epistola ai Romani. L’ansia si sciolse in un capovolgimento di prospettiva: non più ansia per la propria salvezza, ma gioiosa esperienza di appartenere a Cristo e passione per la salvezza degli altri; non più offerta di generici rimedi scritturali, ma diffusione del limpido messaggio evangelico affinché tutti ne ricevano l’annuncio e ne traggano forza e fiducia per un cammino di costante e profondo rinnovamento della propria esistenza e della società (santificazione sociale). Dal giorno dell’assunzione da parte di John di questa scoperta come fondamento di un nuovo impegno spirituale e personale nel mondo si usa datare la nascita del metodismo.

L’inizio avvenne entro gruppi di credenti costituiti non in chiese autonome, ma in "società" che reclamavano di poter fare "religione" nella propria Chiesa. Quando le mura ecclesiastiche si chiusero, su incoraggiamento di un altro leader del movimento, George Whitefield (che successivamente si distaccò da Wesley per fondare il ramo dei metodisti calvinisti), John iniziò a predicare all’aperto, nelle città come nelle campagne, percorrendo, a cavallo o a piedi, sulle impraticabili vie dell’Inghilterra di allora, oltre 360.000 chilometri. "Il mondo è la mia parrocchia" fu da subito il suo motto, che lo portò a fare delle piazze, delle case, di ogni spazio di vita quotidiana i luoghi di una rinnovata fede cristiana.

Una spiritualità calda e coinvolgente; una predicazione che annunciava a persone abbrutite che cambiare vita era davvero possibile; una forte attenzione verso la dimensione sociale dei problemi, tanto che proprio in seno al metodismo si svilupperanno spinte decisive per la battaglia per l’abolizione della schiavitù e per la nascita dei primi sindacati britannici: ecco alcune delle caratteristiche del movimento.