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Un problema aperto

Il rapporto fra la comunità cristiana, la chiesa, e la società è diventato sempre più problematico nel corso degli ultimi secoli. Fino all’epoca moderna la società europea si poteva considerare cristiana nel senso che i “valori” che ispiravano il comportamento dei suoi membri, dai sovrani ai magistrati dai mercanti ai contadini erano quelli della tradizione cristiana. I “peccati”, le devianze erano quelli canonici, i sette della lista dei confessori.

Con le filosofie del Seicento e Settecento questa connessione fra religione cristiana e vita sociale si è andata via via disfacendo ed è iniziato il processo che si definisce oggi “secolarizzazione “ Una società secolarizzata è quella che non fa più riferimento ai valori cristiani ma a quelli del “secolo” cioè del mondo laico.

Le chiese hanno assunto di fronte a questo processo atteggiamenti diversi. Quella romana si è chiusa un una difesa timorosa rifiutando in modo pregiudiziale ogni rapporto con questa nuova società, da qui la sua condanna della libertà religiosa, della tolleranza, del liberalismo, del socialismo, sostanza del progresso.

Le chiese protestanti sono state più disponibili al dialogo tanto che il protestantesimo liberale era a fine Ottocento visto come la religione della modernità. Con il Vaticano II la Chiesa romana ha riaperto il problema con l’ipotesi di un “aggiornamento” della chiesa ed è stato riaperto un dialogo con alcuni ambienti della cultura moderna.

I tre ambiti in cui il processo di secolarizzazione si è rivelato più radicale sono i rapporti della chiesa con lo Stato, l’educazione delle nuove generazioni, i comportamenti dei cittadini cristiani.


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