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Brevi note del moderatore sulla sua attività

  • Un papa senza papato

    Papa Francesco ha sorpreso tutti con le sue prime parole e con i suoi primi gesti simbolici, e anche con la scelta di quel nome, Francesco, che nessuna papa prima di lui aveva osato o voluto scegliere. Certo, dopo i primi giorni pieni di segnali premonitori di buone intenzioni, bisognerà valutare le scelte concrete che compirà il papa venuto da lontano, dall’Argentina, dove ha conosciuto personalmente la chiesa valdese di laggiù e vari nostri pastori. Li riconoscerete dai frutti, insegnava Gesù. Ora noi ci attendiamo frutti di buon governo, di trasparenza, di povertà, anche dell’istituzione romana. E ci aspettiamo anche che il papa sappia trasformare radicalmente il papato, che è il maggior ostacolo per l’ecumenismo e la concezione collegiale della chiesa. Un papa senza il papato? Perché no?

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  • Il «culto di 10 minuti»

    Il culto d’insediamento della nuova direzione ecclesiastica della Chiesa evangelica della Renania (Germania) è un’occasione per riscoprire la concretezza e sobrietà della tradizione protestante che, senza fronzoli inutili, riesce a esprimere anche nella liturgia una vera fraternità e un senso di collegialità che fanno parte dell’identità più profonda della Riforma e della sua spiritualità. Con la capacità anche di innovarsi: dalla caffetteria ecclesiastica allestita nel grande atrio della Johanneskirche – la grande chiesa evangelica che si trova nel centro commerciale di Düsseldorf – al “culto di 10 minuti”, che si svolge la sera alle 18, dal lunedì al venerdì, per intercettare chi nel centro della città ci lavora soltanto.

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  • I falò dell'impegno civile e religioso

    I falò del XVII Febbraio sono vissuti come una festa più civile che religiosa. Una festa che celebra e sostiene la libertà di religione, di coscienza, di espressione del pensiero. Libertà che ogni generazione deve difendere e promuovere se non vuole che questi spazi si restringano a causa dei pregiudizi e degli interessi dei gruppi più forti della società. Il falò acceso, che spande la sua luce e il suo calore, è il simbolo di questo impegno, di questa passione che illumina le coscienze e la vita di tutti noi. Proprio il contrario del rogo, pure così apparentemente simile, che con il suo fuoco vuole invece distruggere i valori che il falò rappresenta.

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  • Ospedali multireligiosi

    Torino, Roma, Ferrara, Milano: sta accadendo qualcosa di nuovo negli ospedali pubblici di queste città, e probabilmente di molte altre nel prossimo futuro. Ci si è accorti che molti pazienti non sono cattolici, o non sono neanche cristiani e che ormai provengono dai quattro angoli del mondo. Perciò, grazie al cammino ecumenico fin qui percorso e grazie alla sensibilità di alcuni amministratori pubblici, incominciano a nascere Protocolli d’intesa tra ospedali e rappresentanti delle varie comunità religiose che riconoscono e regolano la cura spirituale per tutti, a titolo gratuito però, precisano questi protocolli. La differenza col cappellano cattolico resta (lui è a pieno tempo, retribuito dal sistema sanitario, con tanto di cappella interna all’ospedale), ma il cambiamento è iniziato.

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  • Credere è comunicare

    Come chiese di minoranza in un paese di tradizione cattolica e tendenzialmente conservatore, abbiamo sempre avvertito la necessità di comunicare: per divulgare la buona notizia della grazia di Dio in Gesù Cristo, per conservare ma anche crescere nella nostra identità, per rimanere aperti all’Europa e al mondo in un Paese che ci ha sempre voluto rinchiudere: nell’eresia, nell’esilio, nel ghetto, nell’indifferenza, insomma nel silenzio. Abbiamo lottato per il diritto alla parola, abbiamo investito del nostro per stampare e divulgare prima la Bibbia e poi anche libri e giornali, per istruire e educare. La parola rende liberi – abbiamo sempre affermato – la parola di Dio prima di tutto, ma anche quella degli esseri umani.

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