I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

"Un fratello nigeriano mi ha detto che questo tratto della via Domiziana a Castel Volturno gli ricorda la periferia di Lagos, la più grande città del suo Paese", mi dice il giovane che mi accompagna in macchina all’Assemblea della Federazione delle chiese pentecostali (FCP). In effetti, la presenza di molti immigrati di colore (diecimila circa) e le varie chiese evangeliche carismatiche dai nomi più fantasiosi e in inglese che affollano il lungo rettilineo (è stata definita una vera Church Street) ne fanno un luogo simbolo del cambiamento sociale e religioso del nostro Paese e non solo di questa zona della Campania. Si calcola che oggi in Italia la realtà pentecostale da sola sia composta da poco meno di 250 mila persone di origine italiana e quasi altrettanti di immigrati.

La FCP rappresenta oltre 500 chiese locali per una popolazione evangelica complessiva di oltre 50 mila membri raggruppati in otto organizzazioni a livello nazionale (70% della popolazione), quattro a livello regionale (20%), quattro grandi chiese locali e, infine, un po’ più di dieci chiese locali medio piccole (10%). Distribuite geograficamente soprattutto al Sud (70%), sono quasi tutte di origine italiana, figlie di quel pentecostalismo (o “pentecostalesimo” come preferiscono essere chiamati) del Novecento intriso di valori evangelici di rigenerazione spirituale e morale, profondamente radicato nell’incontro personale con Gesù Salvatore e rafforzato dai doni dello Spirito Santo.

Le chiese che aderiscono alla FCP sono indubbiamente parte di quella grande galassia mondiale che qualcuno definisce la quarta corrente del cristianesimo – quella pentecostale-carismatica, dopo quelle ortodossa, cattolica e protestante – e che è anche l’unica in forte crescita numerica a livello mondiale. Una corrente dalle caratteristiche molto variegate, talvolta connotata da posizioni culturali e politiche conservatrici, concentrata nella ricerca delle benedizioni materiali e delle guarigioni e miracoli concessi a chi "crede veramente in Dio", animata da predicatori e profeti che assumono un ruolo assoluto e riconosciuto di "mediatori del sacro". È, appunto, una via autonoma dalla Riforma e dalla sua teologia e quindi sempre più distante da quella delle chiese che nella Riforma sono radicate e da essa traggono gli elementi fondamentali della loro predicazione. Nella FCP, invece, c’è una crescita della consapevolezza che la frammentazione ecclesiastica e spirituale va combattuta a favore di una maggiore comunione di fede costruita nell’ascolto, nel dialogo e nel rispetto reciproco nonché di una rigorosa coscienza teologica che trova radici e alimento nella Riforma e nella centralità che essa ha restituito alla Parola evangelica.

Così, da qualche anno, la loro strada e quella delle nostre chiese valdesi e metodiste si sono avvicinate: è nato un dialogo teologico in cui si misurano vicinanze e distanze, anche aspre come quella sulla benedizione delle coppie omosessuali. Sono nate anche collaborazioni reali, nell’ambito dei rapporti con lo Stato, nella ricerca di comunione con gli immigrati evangelici, nella presenza di pastori e membri delle nostre chiese nel corpo docente della loro Facoltà pentecostale di scienze religiose di Aversa.

Le nostre strade si sono avvicinate ma non sono ancora le stesse. Eppure la sfida comune che abbiamo davanti è capire che cosa possiamo fare in questo tempo e in questo Paese per testimoniare la nostra fede evangelica, radicata in quei principi riformati che appartengono a noi valdesi e metodisti come ai pentecostali della FCP: la fede fondata in Cristo e solo in lui, radicata nella sua Parola soltanto, illuminata esclusivamente dalla grazia di Dio in Gesù e compresa nella forza dello Spirito santo.

Queste sono le radici della nostra fede e della nostra spiritualità evangelica. Radici che nella storia hanno prodotto rami diversi. Voglia il Signore che tutti questi rami possano crescere e fruttificare, senza intralciarsi e senza che alcuni ne nascondano altri.

Eugenio Bernardini

13 dicembre 2013