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Polinesia

"Per visitare le nostre chiese della Polinesia, devo quasi sempre prendere l’aereo, e il viaggio dura anche 4-5 ore", mi dice il pastore Taaroanui Maraea, della Chiesa protestante Mahori e presidente della CEVAA. "Guarda che l’Oceania è grande quasi come l’Europa – mi ricorda il pastore Daniele Bouchard, del Comitato italiano CEVAA – solo che è quasi tutto mare. Infatti lì, tutte le nostre espressioni verbali riferite alla terra, tipo "madre terra", sono riferite al mare, lì il "mare" è la radice e l’inizio di ogni cosa".

Dal 16 al 24 ottobre, a Torre Pellice, si riunisce una rappresentanza del mondo, e dei suoi variegati punti di vista, per la VII Assemblea della Comunità delle chiese protestanti in missione (CEVAA). I circa 90 delegati di 37 chiese protestanti in Africa, Europa, Sud America e Oceania ricordano anche i 40 anni di questo organismo ecumenico sorto dalle ceneri delle missioni protestanti europee, missioni sviluppatesi parallelamente alla colonizzazione dei continenti extraeuropei. Quarant’anni fa, infatti, è iniziata un’esperienza nuova in cui non ci sono più chiese "madri" e chiese "figlie", chiese soggetto di missione e chiese oggetto di missione, ma una comunità di chiese tutte in missione, nella quale tutte, in Europa e negli altri continenti, sono sullo stesso livello e partecipano in egual misura all'ideazione e alla realizzazione dei progetti missionari.

In un’epoca di risorgenti egoismi nazionali e nazionalistici, il lavoro e l’impegno della CEVAA rappresentano un modello positivo di partecipazione e condivisione che, anche a livello internazionale ed ecumenico, deve essere nutrito e rinforzato. Assumere qualche volta il punto di vista dell’altro ci aiuta a cogliere la parzialità del nostro punto di vista e ci aiuta a diventare, tutti, più integralmente umani.

Eugenio Bernardini

22 ottobre 2012